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Thunder Blade

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Nel vastissimo panorama dei giochi arcade di quei mitici anni Ottanta, uno dei titoli che seppe far parlare di se fu senza dubbio Thunder Blade.
Gli appassionati ricorderanno senza dubbio Tiger Heli. Bene, aggiungetegli profondità ed una visuale variabile, una grafica molto più spettacolare ed un elicottero un po’ duro al controllo ed otterremo Thunder Blade. Si tratta di uno shoot’em up con visuale variabile realizzato da Sega nel 1987 e convertito su (sostanzialmente) tutti i computer e console dell’epoca.
Molto conosciuto anche da noi in Italia, il gioco si fece apprezzare su molti aspetti tecnici e nelle poche righe di questa piccola recensione lo vogliamo ricordare in questa assolata domenica di luglio. Giornata ideale per rispolverare il Mame e giocarci.

ANCHE GLI ELICOTTERI POSSONO FAR MALE

Come già accennato, il protagonista di Thunder Blade è un elicottero da battaglia armato fino ai denti. Un po’ come succedeva nell’epico Tiger Heli. In questo titolo, la trama è alquanto spicciola. Siamo piloti di questa macchina da guerra e dobbiamo salvare attraverso diversi stage la nostra nazione possenti come  il tuono dovremo breccia come una lama (da qui il nome del titolo). Il gioco è ispirato alla serie Tv Blue Thunder del 1984.

PROFONDITA’ E SIMIL 3D, IL SUCCESSO E’ ASSICURATO

 

Thunder Blade viene ricordato per il suo impatto grafico. All’epoca fu quasi clamoroso. Gli sviluppatori di Sega riuscirono a confezionare un piccolo gioiellino visivo. La grafica molto colorata e discretamente fluida aveva fondamentalmente due visuali: la prima dall’alto e la seconda in terza persona. Ogni stage si divideva in queste due fasi. Ma c’era di più: la profondità. Concetto che sostanzialmente venne introdotto in Thunder Blade.
Dall’alto, infatti, il giocatore non si limitava ad andare nelle quattro direzioni (destra, sinistra, avanti, indietro) ma anche in basso ed in alto. C’era infatti l’altezza che aggiungeva, appunto, quella profondità. Si doveva dirigere l’elicottero anche in “altitudine” perché se troppo in alto alcuni obiettivi non erano raggiungibili se troppo in basso si era troppo a contatto con l’artiglieria nemica senza dimenticare che il nostro velivolo doveva evitare anche i vari ostacoli, naturali o artificiali (grattaceli e quant’altro).
Tutto questo era realizzato in simil 3d discretamente disegnato e particolareggiato. Ovviamente ogni pixel aveva una sua storia perché la bassa risoluzione era evidente ma l’azione era molto fluida anche nelle parti in terza persona. Dove valeva lo stesso concetto di profondità già descritto nell’altra visuale.

GRAFICA DA URLO, ANIMAZIONI FLUIDE, DISCRETO GAME-PLAY

Il successo di questo gioco venne decretato dall’innovativo (per l’epoca) comparto tecnico. Uno sparatutto così particolare ancora non si era mai visto e gli sforzi di Sega per riuscire a stupire andarono a buon fine.
Gli stage erano molto differenti da loro: città, canyon, mare e quant’altro si alternavano offrendo anche begli spunti per gli occhi così come anche alcune animazioni mentre buona la resa delle esplosioni. Il sonoro essenziale, musichette di buonissimo livello che però non sono sono passate alla storia ed effetti sonori standard. Il game-play era più che discreto anche se l’elicottero a volta faceva i capricci. Le nostre armi a disposizione? Semplici mitragliatrici e dei missili davvero potenti ma limitati nel numero.
Tuttavia svolgeva il suo lavoro egregiamente. Il ritmo non era, almeno all’inizio, eccessivamente frenetico ma nelle prime partite spiazzava la visuale variabile. Certe misure e certi automatismi si acquisivano col tempo (e con tante monetine spese). Longevità lasciava il tempo che trovava essendo un titolo da sala, sia l’originale che le conversioni si risolvevano un poche ore di accurato allenamento. Anzi, anche in minuti, troppo pochi, (lo prova il video allegato al termine di queste righe) una volta padroneggiato al meglio tutto.

CONCLUSIONI

Thunder Blade è uno di quei giochi che ha fatto la storia degli arcade. Gli over trenta lo ricordano soprattutto per la sua peculiare grafica. A distanza di 24 anni possiamo dire che fa ancora effetto vedere questo elicottero librarsi in aria e fare danno distruggendo carri armati, caccia, batterie nemiche, e quant’altro, evitando al contempo rocce, grattacieli, ed infilandosi in stretti cunicoli o caverne.
Sega seppe giocare d’anticipo col suo simil 3d (all’avanguardia) discretamente ricamato sui pixel dando effettiva profondità ad uno sparatutto che diversamente sarebbe stato uno scialbo clone di Tiger Heli.
Da provare.

PREGI

Visuale innovativa (per l’epoca). Realizzazione tecnica di ottima fattura. Tutto al suo posto.

 

DIFETTI

A volte l’elicottero non rispondeva istantaneamente. Lasciava disorientati all’inizio. Estremamente corto.

 

VOTO: 8,5/10

 

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