Kaku: Ancient Seal, dove finisce il martello inizia l’avventura, recensione
Un’avventura tribale che affascina per stile, ma inciampa su tecnica e profondità
Kaku: Ancient Seal non è un gioco che si presenta con fanfare o trailer da blockbuster. È il tipo di titolo che vi incuriosisce per il suo stile visivo, vi conquista con la sua atmosfera e poi vi lascia con qualche perplessità. Sviluppato da Bingobell, piccolo studio indipendente cinese, il gioco (che abbiamo trattato l’anno scorso, al suo debutto su Pc ndr) come ARPG open world con elementi platform e rompicapo, ambientato in un mondo primordiale diviso in quattro regioni elementali.
L’idea è ambiziosa, ma l’esecuzione mostra i limiti di un progetto che, pur ricco di buone intenzioni, non riesce sempre a concretizzarle. Ma andiamo più a fondo con questa recensione della versione PS5 di Kaku: Ancient Seal, curata dalla nostra Kim Fuentes. Ricordiamo che il gioco, pubblicato da Microids, è disponibile anche su Pc e Xbox Series X/S. Buona lettura.
IL SIGILLO, IL RAGAZZO E IL PORCELLINO VOLANTE
La storia di Kaku: Ancient Seal è costruita attorno a un classico viaggio dell’eroe. Kaku, giovane appartenente a una tribù, viene scelto per ristabilire l’equilibrio tra gli elementi che governano il mondo: Fuoco, Acqua, Terra e Aria. Dopo la rottura di un antico sigillo, le regioni cadono nel caos e tocca a lui attraversarle, affrontare creature corrotte e riportare l’armonia. Al suo fianco c’è Piggy, un porcellino volante che funge da mascotte e compagno di viaggio.
La narrazione è semplice, quasi didascalica. I dialoghi sono brevi, le cutscenes essenziali, e i personaggi secondari poco più che comparse. C’è un senso di mitologia tribale che permea il mondo, ma non viene mai approfondito davvero. Il gioco preferisce suggerire piuttosto che raccontare, lasciando che sia l’ambiente a parlare. Una scelta che funziona in parte, ma che rischia di lasciare il giocatore emotivamente distante.
MARTELLATE, SALTI E QUALCHE INCIAMPO
Il gameplay di Kaku: Ancient Seal si articola in combattimenti in tempo reale, sezioni platform e puzzle ambientali. L’arma principale è un martello, con cui Kaku può eseguire attacchi leggeri e pesanti, concatenare combo e distruggere ostacoli. Il sistema di combattimento è semplice ma funzionale: ci sono schivate, parate e un albero delle abilità che consente di sbloccare nuove mosse. Tuttavia, la varietà è limitata e il feedback dei colpi non è sempre soddisfacente. Come se non bastasse i nemici tendono a ripetersi e i boss, pur visivamente interessanti, soffrono di un bilanciamento carente.
Alcuni sono fin troppo facili da battere, altri invece risultano frustranti per via di hitbox poco chiare o movimenti imprevedibili. Il platforming inoltre è presente in modo costante, ma la telecamera spesso ostacola la visibilità, rendendo i salti meno precisi di quanto dovrebbero essere. I puzzle ambientali, invece, sono ben integrati nel level design. Si tratta di meccanismi da attivare, simboli da combinare, oggetti da spostare. Nulla di particolarmente complesso, ma abbastanza vario da spezzare il ritmo e offrire momenti di riflessione tra un combattimento e l’altro.
RUNE, RICETTE E POTENZIAMENTI TRIBALI
Pur non offrendo una personalizzazione estetica profonda, Kaku: Ancient Seal comprende alcune meccaniche secondarie che arricchiscono l’esperienza. Kaku può ottenere armature e accessori che modificano statistiche come difesa, resistenza e attacco, anche se il look del personaggio rimane sostanzialmente invariato. L’equipaggiamento si trova esplorando, completando missioni o affrontando boss, e può essere potenziato con materiali raccolti nel mondo. Il sistema di crafting è basilare, ma efficace.
Durante l’esplorazione si raccolgono ingredienti (erbe, minerali, carne) che possono essere utilizzati per cucinare piatti in grado di fornire bonus temporanei, come rigenerazione della salute, resistenza aumentata o potenziamento delle abilità. Non mancano le rune elementali, che possono essere equipaggiate per modificare gli effetti degli attacchi e adattarsi meglio ai nemici delle diverse regioni. Queste meccaniche non rivoluzionano il gameplay, ma aggiungono varietà e incentivano l’esplorazione. Chi si prende il tempo di curiosare tra rovine e villaggi nascosti viene premiato con risorse utili e potenziamenti che rendono l’avventura più fluida e godibile.
UN MONDO CHE SA DI LEGGENDA, OGNI TANTO
Visivamente, Kaku: Ancient Seal punta tutto sulla direzione artistica. Ogni regione presenta una palette cromatica distintiva e un’identità visiva forte: la terra del fuoco è rossa e vulcanica, quella dell’acqua è azzurra e piena di rovine sommerse, quella dell’aria è sospesa tra le nuvole con architetture fluttuanti. Il design dei personaggi è anch’esso poco elaborato, ma non per questo “brutto”, anzi. Anche Piggy riesce a essere adorabile senza diventare troppo stucchevole.
Dal punto di vista tecnico, tuttavia, il gioco mostra i suoi limiti. Le texture sono modeste, le animazioni rigide e il framerate su PS5 non è sempre stabile. Le cutscenes poi mancano di dinamismo e non riescono a valorizzare i momenti narrativi. È evidente che il team ha lavorato con risorse contenute, e il risultato è un comparto grafico che funziona più per stile che per qualità.
La colonna sonora accompagna l’avventura con brani ambientali che utilizzano strumenti etnici (flauti, tamburi, corde) per evocare un mondo tribale e misterioso. Ogni regione ha il suo tema musicale, coerente con l’ambientazione, ma le tracce tendono a essere poco memorabili. Gli effetti sonori sono nella norma: colpi, versi, rumori ambientali svolgono il loro compito senza eccellere.
Il doppiaggio è assente, sostituito da suoni gutturali e versi che simulano una lingua antica. I testi sono sottotitolati in italiano, con una traduzione pressoché corretta ma priva di guizzi. In alcune zone, il silenzio è usato con intelligenza per valorizzare l’ambiente, ma nel complesso il comparto audio non riesce a lasciare un’impronta forte.
POTREBBE DARE SODDISFAZIONI
Kaku: Ancient Seal è un progetto sincero, genuino, che cerca di costruire un mondo originale con mezzi limitati. L’ambientazione funziona, il gameplay ha buone basi e l’atmosfera è piacevole. Ma i limiti tecnici, la scrittura debole e la mancanza di profondità impediscono all’opera di Bingobell di brillare davvero, anche su console. È un’esperienza che può piacere a chi cerca un’avventura rilassata e fuori dagli schemi, ma difficilmente lascerà il segno.
Pregi
Direzione artistica coerente e colorata. Ambientazione originale con quattro regioni tematiche. Sistema di crafting e cucina semplice ma funzionale. Puzzle ambientali ben integrati nel level design.
Difetti
Scrittura narrativa superficiale e poco coinvolgente. Combattimento ripetitivo e poco rifinito. Telecamera instabile e platforming impreciso. Comparto tecnico modesto su PS5.
Voto
7-