Call of Duty: Black Ops 7, novità ma anche tante conferme, recensione

Tanti contenuti, forse pure troppi, che però renderanno felici i giocatori a cui piace la compagnia

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Con Call of Duty: Black Ops 7 ci ritroviamo davanti a uno di quei casi in cui, finito il download, capiamo subito che NON stiamo per vivere un’esperienza tranquilla. Da una parte c’è l’ambizione gigantesca di Treyarch e Raven Software, dall’altra una struttura che sembra voler infilare dentro tutto, ma proprio tutto; spesso anche troppo.

È un capitolo che nasce già con una grossa eredità sulle spalle: la promessa di portare avanti una delle saghe più amate di sempre, mescolando trama paranoica, distopia corporativa e quella classica follia da Black Ops che conosciamo bene. Tuffiamoci nell’azione con la recensione della versione PS5 di Call of Duty: Black Ops 7.

Ricordiamo che il gioco, pubblicato da Activision, è disponibile anche su Pc, PS4, Xbox One e Xbox Series X/S. Buona lettura.

QUANDO LA CAMPAGNA PERDE LA BUSSOLA

Dal punto di vista narrativo. Call of Duty: Black Ops 7 prova a fare quello che la serie ha sempre fatto meglio: complotti, tradimenti, memorie spezzate, visioni e colpi di scena. Rivedremo volti storici, vecchie ferite torneranno a sanguinare, con situazioni che proveranno a ricollegarsi al passato di Black Ops 2. Sulla carta è tutto perfetto: distopia corporativa, esperimenti psichici, città modello che nascondono inferni sotto la superficie, squadre di operativi incastrati in giochi politici più grandi di loro.

In alcuni frangenti la scrittura funziona ancora, regalando anche un paio di momenti abbastanza convincenti da non saltare le cutscenes. Il problema è che la struttura della campagna non sembra fatta per vivere di vita propria. Molte missioni sono costruite su grandi macro-aree, spesso ricavate da mappe multiplayer o da ambienti che ricordano Warzone, con obiettivi sparsi su una specie di arena gigante. In teoria dovremmo apprezzare la libertà, ma in pratica finiremo spesso per correre da un indicatore all’altro uccidendo qualche nemico di passaggio.

L’intreccio si perde in mezzo a ondate di mob, boss giganteschi con barre della vita infinite e sezioni in cui tutto sembra più un evento da live service che un’operazione chirurgica dietro le linee nemiche. A peggiorare la situazione ci si mette la vocazione quasi dichiarata al co-op. La campagna è pensata per essere giocata in squadra, fino a quattro giocatori, e traspare da ogni scelta di design. Le mappe, dunque, danno il meglio in gruppo, con scontri disegnati per sfruttare tutti i ruoli, dal ritmo costruito su un dialogo continuo tra i membri della squadra e non sul silenzio teso del single-player.

Se affronteremo tutto da soli, l’esperienza diventerà spesso frustrante e dispersiva. Anche perché l’obbligo di connessione e l’impossibilità di mettere in pausa in certi contesti stonano parecchio con l’idea di “mi faccio una missione prima di cena”. Certo il tono allucinato e i livelli semi-onirici potrebbero persino funzionare. Ma nel complesso la campagna di Call of Duty: Black Ops 7 sembra più una lunga introduzione all’endgame e al resto dell’offerta che un racconto a sé stante.

UN MULTIPLAYER CHE SA ANCORA INTRATTENERE

Appena lasceremo da parte la campagna per tuffarci nel multiplayer, il discorso cambierà in fretta. Pad alla mano, Call of Duty: Black Ops 7 ci ricorda subito perché il brand continua a dominare il segmento. Il feeling delle armi è quello che ci aspettiamo da un COD. Rinculi leggibili, impatto forte, quella combinazione di immediatezza e profondità che permette a chiunque di buttarsi in partita e, allo stesso tempo, premia chi passa ore a limare la propria build.

Il sistema di movimento, con l’Omnimovement rivisto, riesce a trovare un equilibrio tra spettacolarità e controllo. Possiamo arrampicarci, spingerci sui muri, concatenare salti, scivolate e spostamenti improvvisi. Ma la sensazione è meno “circense” rispetto ai capitoli più estremi, e risulta maggiormente focalizzata sulla lettura degli spazi. Le mappe 6 contro 6, in particolare, sono la vera attrazione dell’esperienza. Layout puliti, linee di tiro chiare, choke point ben marcati, rotte alternative che non degenerano nel caos puro.

Non tutte sono perfette, ma la selezione al lancio è tra le più convincenti degli ultimi anni. Il nuovo sistema di specialità e potenziamenti ci spingerà a ragionare in modo diverso sulla costruzione della classe. I perk sono meno numerosi ma più significativi. L’overclock delle abilità e dei gadget aggiunge uno strato di gestione del ritmo che, nelle mani giuste, può cambiare gli esiti di un match. In alcune lobby avremo la sensazione di sciogliere e venire sciolti fin troppo in fretta, con un time-to-kill che appare meno consistente del previsto.

Questo complice un mix di netcode non sempre impeccabile, armi meta-dominanti e mille modificatori tra piastre, perk e potenziamenti che renderanno l’esperienza meno leggibile del dovuto. Sono i classici problemi da COD moderno, che in genere vengono limati con le patch. Il matchmaking invece, più aperto e meno ossessionato dal bilanciamento “perfetto” partita per partita, restituisce un feeling più vicino ai vecchi capitoli: serate in cui dominiamo e altre in cui veniamo asfaltati.

LO SPETTACOLO CONTINUA (MEGLIO IN COMPAGNIA)

Call of Duty: Black Ops 7 ci ha positivamente sorpreso con la modalità Zombies e la nuova Endgame. Zombies propone una mappa enorme, piena di segreti e rimandi per i fan di lunga data, con una progressione che mescola comfort zone e sfida vera. Le ondate, gli Easter Eggs e le mutazioni di scenario restituiscono quella sensazione da “ancora una partita e poi smettiamo” che conosciamo fin troppo bene.

Endgame, invece, prova a portare quella formula in una direzione quasi da roguelite cooperativo. Missioni da affrontare in squadra, estrazioni rischiose e ricompense che vanno a intrecciarsi con il resto dell’ecosistema. È una modalità che dà il meglio se giocata con un gruppo fisso, magari in chat. Così rappresenta il punto in cui la struttura da live service funziona davvero, che potrebbe trasformare questo nuovo capitolo in un appuntamento serale fisso.

TANTE TANTE COSE, MA NON TUTTE FUNZIONANO

Il vero difetto di Call of Duty: Black Ops 7 non è un singolo problema tecnico o un’arma fuori scala, bensì la sensazione di caos di fondo. Troviamo una sovrapposizione continua di sistemi, schermate, progressioni, monete, skin, eventi, modalità temporanee e passaggi ai menu che danno quasi le vertigini. L’uso massiccio di elementi estetici super saturi, interfacce affollate e notifiche ovunque a volte rende faticoso anche il semplice cambiare classe.

Sul fronte tecnico non stiamo parlando di un disastro, ma il lancio non è stato certo impeccabile. Qualche crash, problemi di caricamento soprattutto nella modalità Zombies e piccoli inciampi di performance emergono, più o meno intensi a seconda della piattaforma. Più in generale, il difetto strutturale è questa identità spaccata a metà: da un lato uno sparatutto online ricchissimo di cose da fare e modi diversi di sparare in faccia alla gente, dall’altro una campagna che non ha la stessa cura, la stessa lucidità e la stessa direzione.

Se il single-player è per voi un elemento fondamentale, Call of Duty: Black Ops 7 rischia di deludervi e non avere un gran appeal. Graficamente invece il titolo non rivoluziona nulla, ma sa ancora come mettere in scena il caos della guerra ad alto budget. Gli effetti particellari, le esplosioni, le animazioni delle armi e il dettaglio delle mappe principali mantengono il livello a cui la serie ci ha abituato. Non siamo davanti a un salto generazionale, e in certi frangenti affiora chiaramente il riutilizzo di assets.

Nell’insieme però lo spettacolo regge, soprattutto quando l’esperienza esplode in multiplayer, tra killstreak, droni, torrette, robot bellici e compagnia. Sul fronte audio i colpi hanno la giusta presenza, le esplosioni riempiono bene le cuffie e la colonna sonora accompagna senza invadere. Il doppiaggio italiano fa il suo, anche se la scrittura della campagna non aiuta a far brillare i personaggi quanto potrebbe.

CONSIGLIATO AGLI APPASSIONATI

Call of Duty: Black Ops 7 è un capitolo che consigliamo a cuor leggero a chi vive la serie soprattutto online, tra multiplayer, Zombies ed Endgame, e che magari ha già una compagnia con cui entra in party ogni sera. In quel contesto, il gioco offre una quantità enorme di contenuti, un gunplay solidissimo e alcune delle migliori mappe 6 contro 6 degli ultimi anni. Se, al contrario, cercate soprattutto una campagna single-player memorabile, concentrata e ben scritta, questo episodio rischia di essere una delusione pesante. L’idea di fondo può anche essere affascinante, ma l’esecuzione si perde in un mare di scelte discutibili.

Pregi

Multiplayer con tantissimi contenuti, interessanti le modalità Zombie ed Endgame. Gunplay, come sempre, ben fatto e assuefacente.

Difetti

Campagna con diversi problemi, penalizzante per il single-player e piuttosto confusionaria.

Voto

7,5