Space Chef, una cucina intergalattica con più spine che rose, recensione

Cucinare nello spazio non è mai stato così rischioso, né così divertente

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Se vi siete mai chiesti cosa potrebbe succedere se Overcooked si mettesse in combutta con Don’t Starve per poi lanciarsi in orbita, Space Chef potrebbe essere la risposta. Va detto però che non si tratta di una pigra fusione tra generi diversi: è invece un esperimento audace, a tratti caotico, che mescola simulazione culinaria, esplorazione spaziale e gestione di un ristorante in un universo dove il ketchup potrebbe essere tossico e i clienti hanno tentacoli.

Sviluppato dallo studio indipendente svedese Blue Goo Games, il progetto non si limita a voler far ridere. Infatti vuole far sudare i giocatori, spingendoli a pianificare e sì, ovviamente a cucinare. Scopriamo insieme se Space Chef è riuscito nel suo intento in questa recensione della versione PS5, curata dalla nostra Kim Fuentes. Ricordiamo che il gioco, pubblicato da Kwalee, è disponibile anche su Pc, Xbox Series X/S e Switch. Buona lettura.

DALLA ROULOTTE ALLA GALASSIA

La premessa narrativa di Space Chef è volutamente strampalata, ma non superficiale. Il protagonista è un aspirante cuoco intergalatticoche, dopo un incidente con una compagnia di consegne spaziali, si ritrova con una roulotte volante e un sogno: diventare lo chef più rinomato della Nebulosa Ferro di Cavallo. Non ci sono cutscenes elaborate o dialoghi drammatici, ma il mondo è disseminato di personaggi bizzarri, missioni secondarie e interazioni che costruiscono un tessuto narrativo coerente e sorprendentemente affettuoso.

Ogni pianeta visitabile ha la sua fauna, flora e cultura gastronomica. Alcuni NPC offrono missioni che sbloccano nuove ricette o strumenti, altri semplicemente vogliono un pasto decente e una chiacchierata. Le opzioni romantiche sono presenti ma non invadenti, e servono più a colorare l’universo che a definirlo. La storia non è lineare, ma si evolve in base alle scelte del giocatore: quali pianeti esplorare, quali clienti servire e quali ingredienti rischiare di raccogliere. Il titolo alterna momenti frenetici a fasi di raccolta lente, non sempre bilanciati però.

SOPRAVVIVERE PER SERVIRE

Space Chef è un gioco che non vi prende per mano. Dopo un breve tutorial sarete liberi di esplorare, raccogliere, cucinare e gestire il vostro ristorante “volante”. Il gameplay si articola in tre macro-aree: esplorazione, cucina e gestione, ma non è tutto oro quello che luccica. Le interazioni con gli NPC e la gestione delle missioni secondarie risultano talvolta macchinose.

Ogni pianeta è un piccolo bioma con creature ostili, ingredienti rari e ambientazioni uniche. L’approccio è da survival leggero: dovete raccogliere risorse, evitare predatori e tornare alla vostra navetta prima che la fame o le radiazioni vi facciano fuori. Non c’è crafting complesso, ma la varietà di ingredienti e strumenti rende ogni spedizione diversa. Alcuni pianeti richiedono upgrade specifici per essere accessibili, incentivando così la progressione.

La cucina è il cuore operativo del gioco, ma non si presenta come un minigioco arcade alla pari di altri videogiochi a tema culinario. Viceversa è una serie di processi che vanno pianificati: scegliere le ricette, preparare gli ingredienti, cuocere con il giusto timing e servire. Il libro di ricette è vasto e si espande man mano che si scoprono nuovi ingredienti. Alcuni piatti richiedono combinazioni improbabili, come carne di lumaca spaziale e salsa di alghe fotoluminescenti. La sfida non è solo eseguire, ma capire cosa vogliono i clienti e come ottimizzare poi la produzione.

La modalità “ristorante con posti a sedere” aggiunge inoltre una dimensione gestionale interessante. Potete decidere gli orari di apertura, personalizzare l’arredamento (sedie a forma di calamaro incluse) e impostare il menu. I clienti hanno preferenze, budget e umori diversi. Alcuni vogliono solo un panino galattico, altri pretendono un’esperienza molto più gourmet. La gestione diventa quindi una danza tra efficienza e creatività, con il rischio costante di mandare tutto in fumo… Letteralmente.

PSICHEDELIA CONTROLLATA

Visivamente, Space Chef non punta al fotorealismo, ma a una coerenza stilistica che funziona. Il design è bidimensionale, con sprite disegnati a mano e ambientazioni che oscillano tra il cartoonesco e il surreale. Ogni pianeta ha una palette cromatica distintiva: dal viola acido delle giungle tossiche al blu ghiacciato delle tundre lunari. I personaggi sono volutamente grotteschi, con occhi multipli, arti sproporzionati e abiti improbabili, ma riescono a essere memorabili senza scadere nel ridicolo.

La personalizzazione del ristorante è uno dei punti di forza della produzione: potete scegliere tappezzerie, tavoli, luci e decorazioni che riflettono il vostro stile. Non è solo estetica: alcuni elementi influenzano l’umore dei clienti o la velocità del servizio. Il gioco riesce a creare un’estetica coerente pur nella sua varietà, e ogni elemento visivo ha una funzione, anche quando sembra solo decorativo.

SAPORE DI SYNTH E SPATOLE

La colonna sonora di Space Chef è un mix di synth spaziali, ritmi funky e effetti ambientali che riescono a essere coinvolgenti senza risultare invadenti. Ogni pianeta ha un tema musicale che ne riflette l’atmosfera: ritmi tribali per le giungle, melodie eteree per le zone ghiacciate e beat frenetici per le cucine sotto stress. Non ci sono brani orchestrali, ma la varietà è sufficiente a evitare la ripetitività.

Gli effetti sonori sono curati con attenzione: lo sfrigolio delle padelle, il ronzio delle navette, i versi delle creature aliene. Anche i dialoghi, pur essendo testuali, sono accompagnati da vocalizzi stilizzati che danno personalità ai personaggi. Il mix audio è bilanciato, e anche nei momenti di caos (quando cucinate, servite e schivate alieni contemporaneamente) riesce a mantenere la leggibilità sonora.

DA AVERE SENZA RISERVE

Space Chef non è un gioco per tutti, e non cerca di esserlo. È un titolo che premia la curiosità, la sperimentazione e la capacità di adattarsi. Non ha una struttura rigida, ma offre abbastanza sistemi interconnessi da creare esperienze sempre diverse. La versione PS5, con la modalità ristorante ampliata e il supporto ai controlli DualSense, aggiunge una profondità tattile che valorizza l’esperienza. Certo non è perfetto: alcune meccaniche potrebbero essere più rifinite, e la curva di apprendimento iniziale può scoraggiare. Ma è un gioco che ha un’identità forte, costruita con coerenza e originalità. I ragazzi di Blue Goo Games hanno creato qualcosa che non si limita a intrattenere, ma che stimola, diverte e sorprende. E in un mercato dove molti titoli sembrano usciti dallo stesso stampo, Space Chef è un piatto che si distingue.

Pregi

Sistema di gameplay stratificato: esplorazione, cucina e gestione si intrecciano in modo fluido e stimolante. Estetica distintiva. Personalizzazione profonda del ristorante: arredamento e menu influenzano gameplay e atmosfera. Progressione non lineare: la libertà di scelta crea esperienze diverse a ogni partita.

Difetti

Curva di apprendimento iniziale ripida. Alcune meccaniche sono poco rifinite, la gestione delle missioni secondarie è da rivedere. Ritmo altalenante.

Voto

8,5