Forgive Me Father 2, Lovecraft Reloaded, recensione
Quando la follia è un proiettile e il pentimento si misura in boss fight
Nel vasto pantheon degli FPS indie che flirtano con l’orrore cosmico, Forgive Me Father 2 non si limita a bussare alla porta di Cthulhu. La sfonda con un calcio ben assestato e una mitragliatrice ben oliata. Il sequel dello shooter lovecraftiano firmato Byte Barrel irrompe nel mercato videoludico con un impianto narrativo più ambizioso, un gameplay affinato e un comparto artistico che sembra uscito da un incubo disegnato a mano.
Ma non fatevi ingannare dalla sua estetica da fumetto pulp: sotto la superficie si cela un viaggio disturbante nella psiche di un prete armato fino ai denti, in lotta contro culti, abomini e i propri peccati. E no, non c’è redenzione senza headshot. Immergiamoci quindi in Forgive Me Father 2 in questa recensione della versione PS5, curata dalla nostra Kim Fuentes. Ricordiamo che il gioco, pubblicato da Fulqrum Publishing, è disponibile anche su Pc e Xbox Series X/S. Buona lettura.
IL CONFESSIONALE È UNA CELLA IMBOTTITA
La storia riprende esattamente dove ci aveva lasciati il primo capitolo: il Prete, uno dei protagonisti originali, si risveglia in un manicomio, accusato di aver massacrato la popolazione di Pestisville. Ma è davvero colpevole? O è solo vittima di una realtà corrotta da entità ultradimensionali? La narrazione si sviluppa attraverso livelli che rappresentano frammenti della sua memoria, ciascuno contaminato da orrori cosmici e visioni oniriche.
Ogni area è un ricordo distorto, un peccato da affrontare, un boss da espiare. Il gioco introduce un sistema di lettere e scelte morali che influenzano il finale, portando il giocatore a riflettere su cosa significhi davvero “fare ammenda”. Non si tratta solo di sparare: si tratta di decidere se pentirsi, ignorare o abbracciare la follia. Il risultato è una trama che, pur non reinventando la ruota, riesce a evocare il disagio e la paranoia tipici delle opere di Lovecraft, con un tocco pulp che rende tutto più digeribile… E più esplosivo.
DOOM INCONTRA CUPHEAD IN UN MANICOMIO
Se il primo Forgive Me Father era un omaggio agli FPS old-school, il secondo capitolo è una dichiarazione d’amore con tanto di bouquet di proiettili. Il gunplay è stato rifinito con cura: ogni arma ha un peso, un impatto e una sua soddisfazione nell’uso.
Il sistema di smembramento è brutale e gratificante, con nemici che reagiscono in modo diverso a seconda del tipo di danno inflitto. La novità più interessante è l’introduzione di meccaniche bullet hell: le arene diventano danze mortali in cui schivare proiettili, individuare minacce e gestire il caos con precisione chirurgica.
I nemici non sono solo carne da macello: sono puzzle viventi, ciascuno con pattern e attacchi unici. Il level design supporta questa filosofia, alternando corridoi claustrofobici a spazi aperti pieni di trappole e sorprese. La progressione è ben bilanciata, con un arsenale che si espande gradualmente e abilità che permettono di personalizzare lo stile di gioco.
Non si può dire lo stesso della difficoltà però, visto che le meccaniche bullet hell e i pattern di alcuni nemici possono risultare frustranti per chi non è abituato a ritmi così intensi, soprattutto nei livelli avanzati. Non c’è multiplayer, ma la campagna è sufficientemente densa da non farne sentire la mancanza. In sintesi: se amate sparare, schivare e imprecare contro tentacoli giganti, siete nel posto giusto.
FUMETTO PULP, INCUBO COSMICO
Graficamente, Forgive Me Father 2 è un’opera d’arte disturbante. Lo stile visivo da graphic novel è stato ulteriormente perfezionato, con ambientazioni che sembrano strappate da un albo horror degli anni ’50 e poi immerse in acido. Ogni livello è un quadro delirante: laboratori corrotti, templi oscuri, celle imbottite che pulsano di vita malsana. Le influenze lovecraftiane sono evidenti, ma mai derivative: si respira Innsmouth, si intravede Arkham, ma tutto è reinterpretato con gusto e originalità.
I nemici sono veri e propri incubi ambulanti, con design che mescolano carne, metallo e follia. Dai cultisti deformi ai boss che incarnano i peccati del protagonista, ogni creatura è pensata per inquietare e impressionare. Il protagonista stesso, con i suoi monologhi interiori e battute taglienti, aggiunge uno strato noir che rende l’esperienza ancora più immersiva. La palette cromatica poi gioca con contrasti violenti: verdi acidi, rossi sanguigni, neri profondi. Il risultato è un mondo che sembra vivo, ma in preda a una febbre cosmica. Un incubo disegnato con amore e una punta di sadismo.
HEAVY METAL E SUSSURRI DAL VUOTO
Il comparto audio è una sinfonia di caos e dannazione. La colonna sonora alterna brani heavy metal pestatissimi a momenti di silenzio inquietante, creando un ritmo emotivo che accompagna perfettamente l’azione. Quando i boss entrano in scena, le chitarre si infiammano; quando si esplora un corridoio buio, il suono si ritira, lasciando spazio a sussurri e rumori ambientali che fanno salire la tensione.
Gli effetti sonori sono chirurgici: ogni arma ha un suono distintivo, ogni nemico emette versi che sembrano provenire da dimensioni parallele. Il doppiaggio è assente, ma i monologhi scritti del protagonista compensano con stile e carattere. Il sound design, nel complesso, è uno degli elementi che più contribuiscono all’atmosfera disturbante del gioco. Non è solo musica: è un rituale sonoro che permea l’azione e che in qualche modo comunica quando qualcosa di terribile sta per accadere.
CONSIGLIATO AGLI APPASSIONATI
Forgive Me Father 2 non è un gioco per tutti. È un’esperienza viscerale, disturbante, esagerata. Ma per chi ama gli FPS old-school, le atmosfere lovecraftiane e un pizzico di introspezione tra una sparatoria e l’altra, è un piccolo capolavoro. Non reinventa il genere ma lo contamina con idee fresche, uno stile visivo unico e una narrazione che sa essere inquietante senza prendersi troppo sul serio. Il Prete non cerca redenzione: cerca vendetta, verità e forse un po’ di pace mentale. Ma nel mondo concepito da Byte Barrel, la pace è solo un’altra forma di follia. E noi, pad alla mano, siamo pronti a seguirlo nell’abisso.
Pregi
Stile visivo unico e disturbante. Gameplay frenetico e gratificante: Il gunplay è solido, le armi hanno impatto e il sistema bullet hell aggiunge profondità strategica alle sparatorie. Level design vario e intelligente. Atmosfera sonora coinvolgente . Narrazione psicologica e moralmente ambigua.
Difetti
Assenza di doppiaggio: imonologhi scritti del protagonista funzionano, ma la mancanza di voce limita l’impatto emotivo in alcune sequenze narrative. Una modalità multiplayer non avrebbe guastato. Difficoltà non sempre bilanciata.
Voto
8-