The Alters, fare scelte difficili per il futuro dell’umanità, recensione

The Alters, fare scelte difficili per il futuro dell’umanità, recensione

Uno, nessuno, centomila: le nostre diverse personalità prendono vita e si confrontano in questo survival partorito dagli autori di This War of Mine e Frostpunk

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I ragazzi di 11 Bit Studios, rinomata software house polacca indie nata nel 2010 su iniziativa di alcuni membri di CD Projekt Red e Metropolis Software, li conosciamo bene. Alle spalle infatti hanno titoli indimenticabili come This War of Mine e Frostpunk, opere dove la sopravvivenza si intreccia con dilemmi morali crudi e reali.

Stavolta però, con il nuovo The Alters, ci siamo trovati davanti a qualcosa di ancora più personale, più oscuro, più interiore. Non si tratta solo di vivere abbastanza da vedere il giorno dopo, ma di farlo mentre si affronta ciò che saremmo potuti diventare. Di seguito la recensione della versione PS5 di The Alters. Ricordiamo che il gioco, pubblicato sempre da 11 Bit Studios, è disponibile anche su Pc e Xbox Series X/S. Buona lettura.

UN UOMO, MILLE POSSIBILITÀ

La storia di The Alters è tanto semplice nella premessa quanto dirompente nello sviluppo. Vestiamo i panni di Jan Dolski, un operaio tecnico disperso su un pianeta remoto e letale. La nostra avventura ha inizio dopo che un incidente ha distrutto l’intero equipaggio e, soprattutto, qualsiasi speranza di sopravvivenza. Il tempo stringe, il sole si avvicina, la radiazione cresce. Non possiamo scappare. Non possiamo salvarci da soli.

Ed è qui che entra in gioco l’elemento più visionario del titolo: la possibilità di creare degli “Alters”, versioni alternative di noi stessi, nate da scelte diverse compiute in altri rami della vita. Un Jan che ha scelto di studiare, uno che ha seguito la carriera militare, uno che ha abbracciato la fede, uno che ha ceduto all’alcol. Ognuno con competenze diverse. Ognuno con un bagaglio emotivo e caratteriale differente. Non sono cloni. Non sono robot. Sono altri noi. Ed è con loro che dovremo collaborare, discutere, talvolta scontrarci.

IL PESO DELLE SCELTE

Ogni Alter non è solo una risorsa. È un riflesso, una versione alternativa di ciò che sarebbe potuto essere Jan. E le interazioni non sono mai fini a sé stesse. Lo Jan medico potrebbe curare tutti, ma portare con sé un trauma da cui non è mai uscito.

Lo Jan minatore invece potrebbe non aver mai superato l’incidente che gli ha fatto perdere il braccio, ma essere comunque felice di vivere. Una scelta avrebbe potuto cambiare la nostra vita… E oguna di esse porta conseguenze tangibili, sia sulla sopravvivenza della base che sull’equilibrio psicologico dell’intera struttura.

Conseguenze che si possono verificare anche a lungo termine, dati i numerosi finali disponibili. Infatti l’interazione con la base di supporto e i nostri alter ego, a seconda di ciò che diremo e faremo, potrebbe drasticamente cambiare la sorte a cui andiamo incontro.

Il gioco ci forza a guardarci dentro. A chiederci: cosa avremmo fatto se…? E a renderci conto che, in fondo, siamo il risultato di un milione di scelte mancate. A volte questa consapevolezza diventa un peso insostenibile. Ed è in quei momenti che The Alters mostra tutta la sua forza espressiva, mettendoci in ginocchio con una battuta, uno sguardo, un dialogo che si chiude nel silenzio.

GESTIONE, SURVIVAL, UMANITÀ

Il gameplay di The Alters si sviluppa in una base mobile cilindrica, nella quale possiamo costruire stanze con funzioni specifiche, dalla produzione di risorse alla gestione dell’energia, passando per laboratori e dormitori. Il tutto va bilanciato con estrema attenzione, perché il tempo scorre (letteralmente), e ogni minuto che passa segna il progressivo avvicinamento del disastro.

Siamo davanti a un sistema gestionale stratificato, che ci costringe a pianificare, ottimizzare e anticipare problemi. Ma non si tratta solo di un gestionale. Infatti le relazioni con gli Alters influenzeranno la nostra sopravvivenza. Ogni alter ego va “convinto” a collaborare, soddisfatto nei suoi bisogni, stimolato intellettualmente, e anche mantenuto in salute fisica e mentale. Alcuni Alters metteranno in discussione le nostre decisioni. Altri ci sfideranno. Altri ancora si chiuderanno in sé stessi.

L’OMBRA DELLA RIPETIZIONE

Certo, non tutto brilla sempre però. Dopo diverse ore, il gameplay legato alla gestione può diventare ripetitivo, soprattutto quando si raggiunge un buon equilibrio strutturale. Le risorse vanno comunque controllate, le stanze manutenute, i moduli ottimizzati. E sebbene la narrazione sia coinvolgente, alcuni archi narrativi degli Alters minori risultano meno incisivi o più prevedibili rispetto ad altri, viceversa più intensi e originali.

Anche l’esplorazione, che avviene in sezioni in terza persona fuori dalla base, risulta in certi frangenti funzionale ma non particolarmente entusiasmante. Serve a recuperare materiali, analizzare anomalie, sbloccare eventi, ma raramente aggiunge qualcosa di veramente incisivo. È chiaro che l’anima del gioco sta altrove, ma un pizzico di varietà in più non avrebbe guastato.

AMBIENTATO NEL FUTURO, TECNOLOGICAMENTE COERENTE

Dal punto di vista tecnico, 11 bit studios con The Alters ha fatto uno splendido lavoro. Costruito con l’Unreal Engine 5, offre ambientazioni suggestive, effetti particellari credibili e ottimi modelli dei personaggi, soprattutto nella varietà degli Alters. I volti sono espressivi, le animazioni convincenti, e la resa visiva della base, con la sua struttura a ruota modulare che si espande nel tempo, è originale e funzionale.

Anche l’interfaccia, pur ricca di opzioni, risulta piuttosto intuitiva, con un buon tutorial iniziale e una curva di apprendimento ben calibrata. Il comparto sonoro accompagna con discrezione, con brani malinconici e ambientali che sottolineano la solitudine e il senso di urgenza, mentre il doppiaggio in inglese (senza sottotitoli in italiano) è di qualità, con voci che riescono a distinguere ogni alter-ego in modo credibile.

DA AVERE ASSOLUTAMENTE

The Alters non è un gioco per tutti. Richiede pazienza, empatia, capacità di analisi e soprattutto disponibilità a lasciarsi scuotere. Non c’è azione frenetica, non ci sono boss da sconfiggere, non c’è potenziamento continuo. C’è solo la lotta per la sopravvivenza e la comprensione. La nuova opera di 11 Bit Studios è una gemma brillante e tagliente.

Non è solo un survival gestionale con meccaniche originali. È un viaggio intimo, disturbante, stimolante. È un racconto che parla del tempo perduto e delle infinite versioni di noi stessi che non vedranno mai la luce. Ed è una domanda che, dopo aver spento la console, continua a rimbombare nella mente: “Se potessi incontrare un altro me…come sarebbe? lo aiuterei, o lo odierei?”

Pregi

Narrazione intensa, emotiva. Comparto tecnico e artistico ineccepibile. Meccaniche di gioco originali e lato gestionale ben equilibrato anche se alla lunga...

Difetti

... tende a soffrire un poco di ripetitività, come l'esplorazione che sembra quasi inutile dopo alcune ore.

Voto

9