Doom: The Dark Ages, l’istituzione degli FPS, recensione

Doom: The Dark Ages, l’istituzione degli FPS, recensione

Gli anni passano e i tempi cambiano, ma su una cosa potremo sempre mettere la mano sul fuoco: la furia del Doom Slayer non sarà mai abbastanza per noi...

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Quando non si può replicare la perfezione, si può sempre camminarle affianco. Questo è quello che ha fatto il nuovo ed epicamente mostruoso capitolo dei padri fondatori degli FPS, Doom: The Dark Ages. Dopo aver “chiuso il cerchio” con i due precedenti capitoli (Doom “2016” e Doom Eternal + Ancient Gods parte 1 e 2) l’unica direzione sensata per la saga era tornare “indietro”. In questo prequel infatti sarà possibile non solo ricollegare la lore espansa già dai suoi predecessori, ma anche scoprire una nuova definizione di potenza in un’azzeccatissima veste dark fantasy di tutto rispetto.

Insomma, non ci aspettavamo nulla di meno del riaccendere finalmente la nostra speranza di divertirci, proprio come una volta. E i ragazzi di Id Software, rinomata casa di sviluppo texana con sede a Mesquite, ci ha letteralmente incendiato al riguardo. Il Doom Guy è un’istituzione nel mondo degli FPS old-school, e questi sviluppatori sono gli ultimi fari di luce in un mercato dove nessuno sparatutto punta più (né può sperare di puntare, sembra) in campagne single-player ad alto budget come queste.

Dopo oltre 30 anni Doom è ancora in grado di rinnovarsi pur mantenendo intatta la propria anima e noi, che ci siamo cresciuti insieme, ci sentiamo onorati di poterlo nuovamente analizzare. Se siete pronti per un nuovo, epico e brutale viaggio all’inferno, allora seguiteci nella nostra recensione della versione Pc di Doom: The Dark Ages. Ricordiamo che il gioco, pubblicato da Bethesda Softworks, è disponibile anche su PS5 e Xbox Series X/S. Buona lettura Slayers.

DAISY SAREBBE COMMOSSA…

Doom: The Dark Ages ci nutrirà con nuove, deliziose briciole di lore sulle misteriose origini dello Slayer, sull’incarnazione della “bestia” e su tutto ciò che la sua furia rappresenterà per le ere avvenire. Un tempo antico e oscuro (come intuibile dal titolo) in cui il Doom Guy era poco più che un’arma al guinzaglio delle divinità dorate denominate Maykr.

La battaglia per il dominio dell’inferno su Argent D’nur fra le Sentinelle della Notte e le schiere di Satana vedrà in questo capitolo un potente e ambizioso comandante demoniaco nuovo di pacca, Ahzrak. Questo ricercherà la supremazia totale attraverso un artefatto dal potere sconsiderato (elemento di contesa fra le fazioni) il cui possessore sarà in grado di ribarltare definitivamente le sorti della guerra…

Nuovi alleati

In una reciproca alleanza di interessi fra i Maykr e le Sentinelle, avremo modo di fare la conoscenza degli “umani” di cui abbiamo già sentito parlare su Doom Eternal. Per esempio Re Novik e la sua coraggiosa figlia Thira, che avrà un ruolo ben più che marginale in tutta la vicenda. Lasceremo scoprire il resto a voi. Certo è che Doom non ha mai avuto bisogno di una trama articolata, visto che la sua qualità generale e il divertimento puro sono sempre bastati da soli…

Eppure eccoci qui a narrare dei frammenti di una lore sempre più profonda in grado di delinare protagonisti importanti e legami divini attraverso un taciturno ma assolutamente comunicativo Slayer. Se siete quindi fra quelli che denifiniscono la trama di Doom: The Dark Ages un “pretesto” per macellare demoni, sappiate che la bestia verrà presto a farvi visita, rancorosa per l’insulto ricevuto…

L’UNICA COSA CHE TEMONO… SEI TU

Fuoco contro fuoco

Doom: The Dark Ages ha preso una strada alternativa rispetto al passato, ma non per questo meno valida. Anzi, arrivati alla fine della campagna non potrete più fare a meno del nuovo scudo-sega circolare. Il Doom Guy mette da parte i dash e l’agilità dei precedenti capitoli per una possenza temporalesca in grado di farci sentire impetuosi. Dei carri armati alle prese con nuove regole di ingaggio e nuove meccaniche veramente appaganti…

Le armi da fuoco della serie Doom sono sempre state la punta dell’iceberg dell’esperienza e abbiamo sempre fatto esclusivo affidamento su di loro. Stavolta tuttavia, lo scudo sarà un supporto al pari (e anche oltre) delle armi stesse, permettendo combinazioni spettacolari e brutali estremamente divertenti. Prima fra tutti la possibilità di lanciarlo come fossimo un Capitan America di turno, tranciando a metà ogni cosa vi si trovi di fronte.

Volano teste

Nei demoni più grandi potrà invece incastrarsi continuando a triturare, stordendo i nemici e permettendo combo ad area con alcune nostre armi, facendo rimbalzare i proiettili o frammentando in schegge i colpi esplosivi. Le esecuzioni dei precedenti capitoli, (delle vere forme d’arte, attivabili da ogni direzione) vengono sostituite qui da delle “pigne” a nocca dura con attacchi fisici definitivi. Alcune esecuzioni con lo scudo-sega saranno comunque eseguibili, ma solo con attacchi finali dall’alto.

Esplorare l’anatomia demoniaca con tanta creatività ci mancherà, ma solo all’inizio. Le sberle con i vari flagelli corpo a corpo si integreranno meglio con il nuovo stile di gioco, permettendo di colpire senza mai interrompere l’azione. Niente più saltare da un’esecuzione all’altra, in Doom: The Dark Ages saremo dei muri semovibili in grado di schiantarci su chiunque senza fermarci. Con un po’ di pratica diventerete dipendenti da questa nuova forma di gameplay…

UNO CONTRO TUTTI E SONO COMUNQUE IN MINORANZA…

Si potranno anche personalizzare i colori degli attacchi

Altra caratteristica fondamentale del nostro scudo in Doom: The Dark Ages sarà quella di poter parare/riflettere determinati proiettili e attacchi pesanti di colore differente. Proiettili e colpi più deboli potranno essere assorbiti dallo scudo consumando la sua stamina, mentre gli attacchi più potenti potranno essere parati con tempismo, attivando diverse goduriose rune del nostro scudo.

Una volta sbloccate infatti, avremo una scelta fra quattro linee di abilità crescenti che modificheranno i contrattacchi del nostro scudo con parry che scateneranno fulmini a catena, spade fantasma, crateri di fiamme e l’attivazione di una torretta da spalla. Anche i flagelli corpo a corpo saranno potenziabili, fra mazzafrusti, pugni chiodati e una pesante mazza con potenza, numero di attivazioni e velocità di ricarica differenti fra loro. Insomma, una scelta più vasta che mai per massacrare demoni con il nostro stile preferito.

“Parry” l’ornitorinco

C’è da dire che nella prima manciata di ore di Doom: The Dark Ages i più rodati fra voi potrebbero snervarsi dalle continue interruzioni dovuti ai “tutorial bloccanti”. Momenti tuttavia necessari per introdurci alle nuove meccaniche di gioco che, senza la suddetta opzione tutorial, potrebbero non essere subito immediate e quindi frustranti. In alcuni casi gli aiuti sono stati anche troppo didascalici, ad esempio nello spiegarci i punti deboli degli Imp di pietra.

In ogni caso ci verrà spiegato solo il giusto per non incappare in inutili frustrazioni. Superati i primi 10 capitoli (su 22 totali) vi potrete godere la violenza con la piena consapevolezza dei vostri nuovi poteri. Il tutto aumentandone la padronanza a suon di massacri. Potenziamenti in munizioni, vita e armatura invece andranno ricercati esplorando mappe articolate, variegate ed estese il giusto, sempre ben integrate nell’esperienza generale. Il raggiungimento del 100% rimarrà opzionale, ma varrà comunque la pena ottenere skin, codex e gli iconici giocattoli…

“NOI ABBIAMO… I DRAGHI”

Terrore dei cieli

Come non poter poi dedicare un paragrafo anche al nostro fidato mostro volante, un purosangue draconico tutto per noi per seminare distruzione anche nei cieli. Doom: The Dark Ages ha proprio esagerato e ci ha fornito un leale compagno di volo per situazioni in cui i semplici scontri a terra non sarebbero stati abbastanza. Saremo guerrieri a 360° capaci di ripulire i campi di battaglia da torri di assedio e cannoni demoniaci, come in cielo, contro vascelli e titani enormi a bordo del nostro drago.

Gli scontri aerei manterranno comunque un’anima arcade, e su questo dobbiamo congratularci per l’inventiva nel rendere tutto così dannatamente ben integrato nella “Doom experience”. Potremo volare liberamente e inseguire navi demoniache come sfide e spostarci da un “trespolo” all’altro completando gli obiettivi. Gli scontri a fuoco invece prevederanno un sistema di combattimento con focus “statico” nel quale dovremo sparare e al contempo eseguire schivate direzionali. Che dire, davvero ottime pensate…

Goduria

Per non parlare poi delle fasi sugli Atlas, dei tostissimi mech alti come palazzi di una potenza da far invidia agli Jaeger di Pacific Rim (2013). In queste fasi attraverseremo livelli circoscritti più simili ad arene, in cui distruggeremo titani con assalti di testosterone metallico, scazzottate devastanti e cannonate con armamenti speciali over-size. Godimento puro.

Anche qui il sistema di schivate di Doom: The Dark Ages offre una variante di movimento basata sui dash dei precedenti capitoli, solo tutto più “rallentato”. Le combinazioni possibili sugli Atlas sono poche ma assolutamente appaganti, merito anche di un comparto sonoro e visivo da estasi. Impossibile non gasarsi come animali… La potenza scorrerà in noi e ne assaporeremo ogni goccia.

UN PASSO “INDIETRO” E TRE PASSI AVANTI…

Paura?

Doom: The Dark Ages riuscirà facilmente a fare la felicità sia dei nuovi giocatori che dei nostalgici amanti di epoche ormai superate. Si va incontro alle origini, come chiaramente espresso da Id Software attraverso tanti “piccoli” rimandi ai capitoli più datati. Il volto del Doom Guy nell’HUD di gioco ad esempio, che si guarderà intorno e reagirà ai colpi, o alcuni design originari di salute e armature.

O anche le iconiche ampolle blu (se le ricordate) e le armature verdi, ispirati ai primi titoli degli anni ’90. Anche il restyling dei demoni ha saputo incontrare un tono coerente con il tema dark fantasy del titolo, strizzando però gli occhi anche alla trilogia originaria. Fra tanti ottimi re-design, il Revenant volante ci è piaciuto più di tutti, in veste di un mago mietitore incappucciato che sparerà teschi. Peccato per i nemici minori che scompariranno uccidendo i demoni principali. Avremo voluto massacrare anche loro…

Potenziamenti

Sul fronte degli smembramenti sembra invece sia stato fatto un piccolo passo indietro. I segmenti di corpo dei demoni continueranno a sbrandellarsi fino all’osso, ma rispetto a Doom Eternal saranno meno “accurati”. Tuttavia ce ne dimenticheremo presto quando ci renderemo conto che i nemici saranno decisamente più numerosi che in passato, con scontri anche 50vs1 nei momenti migliori.

La nostra sete di massacri ha sicuramente trovato il suo apice oltre metà campagna, dove Doom: The Dark Ages ci lancerà contro combinazioni varie di nemici in quantità, dandoci filo da torcere. Noi abbiamo completato la campagna a difficoltà “Ultra Violenza”, terza difficoltà iconica della serie su sei disponibili. Una sorta di “assaggio di difficoltà” superiore allo standard che ci ha pienamente divertito e messo alla prova con giusto una decina di morti reali. Valutate voi le nostre abilità dal gameplay che troverete al solito posto, più in basso nell’articolo…

DIREZIONE ARTISTICA LIVELLO “DOOM”

E questo non è neanche un fondale principale

Ci sono pochi cavoli, come si suol dire. Doom: The Dark Ages non è ispirato, è ispirazione. E’ sinonimo di passione per il proprio lavoro e amore per una saga, in ogni suo dettaglio. Il setting dark-medievale fra castelli, armi e stile generale riesce a sposarsi con scenari epici, biblici e lovecraftiani da secrezione di liquidi corporei. Anche se passeremo il gioco a “sprintare” in giro, sarà impossibile non fermarsi almeno una volta per livello dinnanzi a tanta maestosità sugli sfondi.

Graficamente siamo a un livello di dettaglio fotorealistico, persino in preimpostazione “Bassa”. Abbiamo comunque fatto delle piccole modifiche perché la risoluzione dinamica ci faceva perdere molti dettagli e quindi l’abbiamo settata su “statica”. Mentre sul POV (point of view) spesso ci è sembrato che la nostra visuale fosse fin troppo ostruita.

Praticamente reale

Inoltre aumentando a 100 il campo visivo e diminuendo del 70% un eccessivo effetto tremolio a schermo abbiamo avuto grande giovamento in termini di acquisizione bersagli e sopravvivenza generale. In ogni caso e a prescindere dalle vostre preferenze, Doom: The Dark Ages ha davvero pensato a tutto in termini di accessibilità. Dimensioni HUD, testi, gestione armi e sprint, opzioni grafiche complete e la libertà di scegliere i colori per ogni elemento a schermo. Persino un acceleratore di velocità in-game.

Ancora una volta doverosi gli applausi alla colonna sonora. Un misto di epicità e potenza heavy metal in grado di gasare come pochi altri videogiochi sono in grado. Anche qui abbiamo fatto una piccola modifica, alzando di poco il volume della musica, a nostro parere sottotono (di default) rispetto ai profondi ed esplosivi suoni generali. Un volume a 90 farà già la differenza, rendendo tutto ancora più epico.

NON CI SERVONO BETA-TESTER

Concludiamo questo lungo viaggio di analisi con il lato tecnico di Doom: The Dark Ages. Nel mercato videoludico attuale è diventato estremamente raro veder uscire un titolo “fatto e finito”. Questo però è uno di quei casi. Una campagna di 20 ore circa, completa di sfide maestria con una longevità perfetta e mai stancante, priva di caricamenti e amplificata da cutscenes di profonda qualità. Non abbiamo avuto problemi tecnici e siamo comunque riusciti a goderci il titolo con dettagli minori e una fluidità costante, ormai marchio della serie.

Segnaliamo però che nel capitolo “Resurrezione” un bug farà abbassare la gravità casualmente, permettendoci salti come fossimo sulla luna. Il tutto senza alcuna spiegazione logica e in momenti casuali, per poi tornare a funzionare tutto come sempre. Qualche rara volta invece, forse durante una serie di combo con lo scudo, non siamo riusciti a parare, con lo scudo che non si alzava più. Dopo averlo lanciato a vuoto però tutto si è sistemato. Insomma, inezie di fronte a tutto questo ben di Dio, o dovremo dire, di Slayer…

Big F****** Balestra, si.

DA AVERE ASSOLUTAMENTE

Il nuovo Doom: The Dark Ages potrà piacervi o meno, ma una cosa è innegabile, è dannatamente tosto. Non fatevi offuscare la mente da Eternal: reinventarsi da 30 anni è una sfida per veri Slayer. In un mercato dove pochi titoli finiscono per davvero e tutto costituisce una pretesa di longevità, Id Software si erge vittoriosa. Uno dei pochi fari di speranza videoludica in grado di tenere in vita un intero genere di FPS con una campagna onorevole e longeva il giusto, ricca di contenuti “puri” e divertimento vecchia scuola. Infarcita inoltre da nuova succosa lore, che riesce nel dare uno spessore mai raggiunto a trama e personaggi, specialmente il Doom Guy.

Le nuove meccaniche oltretutto funzionano così bene che alla fine vi chiederete come avete fatto finora a divertirvi senza scudo. I potenziamenti sono appaganti, l’esplorazione facoltativa intrattiene a lungo e la personalizzazione sullo stile di combattimento è al massimi storici grazie allo scudo, ai flagelli e alle loro funzioni. Epicità da mutande bagnate su draghi e titani robotici a parte. Qualche rara inerzia sul fronte tecnico si perdona, considerandolo uno dei pochi FPS single-player ad alto budget rilasciato “fatto e finito”, come un vero videogioco dovrebbe sempre essere. Speriamo di aver reso onore al Doom Guy e che che gradirà la nostra recensione, non vogliamo certo farcelo nemico…

Pregi

Una gran mole di contenuti originali di una potenza inaudita per la serie. Inspessimento narrativo travolgente. Le nuove meccaniche difensive funzionano, permettendo un focus migliore sullo shooting e creando una nuova dipendenza da scudo-sega circolare. Armi da fuoco ancora al top di serie, specie in questa veste dark-medieval. Stesso dicasi delle ambientazioni, dei veri quadri di passione a metà fra il biblico e il lovekraftiano, senza mai tradire lo stile Doom. Longevità elevata ben integrata nell'esperienza esplorativa.

Difetti

Colonna sonora epica ma giusto un filo sottotono: alzando il volume nelle impostazioni però sarà più incisiva. Una prima metà di gioco con tutorial leggermente invadenti, anche se molti necessari. Qualche inezia di poco conto sul fronte tecnico nei comandi, in particolar modo nel corpo a corpo e con lo scudo.

Voto

9