Die After Sunset, orde di alieni in stile Fortnite, recensione

Salviamo la Terra da un'invasione aliena in questo coloratissimo sparatutto in terza persona roguelite

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Non c’è niente di male a cambiare idea in corso d’opera. E’ quello che deve aver pensato il team di PlayStark, software house indipendente spagnola che nel 2020 lanciò in accesso anticipato su Steam un titolo denominato Agents: Biohunters. Uno sparatutto in terza persona online free-to-play, che univa PvP e PvE. Due squadre di tre giocatori infatti dovevano combattersi a vicenda, avendo parallelamente a che fare con delle spaventose creature mutanti. Il progetto però non ebbe fortuna, e forse gli sviluppatori lo trovarono eccessivamente ambizioso. In ogni caso decisero di abbandonarlo e di dedicarsi ad altro.

La struttura di base (a partire dallo stile, estetico e di shooting) venne così traslata in un altro progetto, stavolta per giocatore singolo. Stiamo parlando di Die After Sunset, che si è recentemente lasciato alle spalle una fase di accesso anticipato durata circa un anno. Senza perderci ulteriormente in chiacchere andiamo a scoprire di che pasta è fatto in questa recensione della versione Pc. Ricordiamo che il gioco, pubblicato da PQube, è disponibile anche su PS5, Xbox Series X/S e Switch. Buona lettura.

PREPARARSI ALLA RESA DEI CONTI

Per chi è un minimo avvezzo a un genere tanto popolare come quello degli shooter in terza persona, il tutorial presente in Die After Sunset risulterà assolutamente inutile. Ciò detto, consentirà nondimeno di imparare i rudimenti relativi alla corsa, al salto e allo shooting. In ogni caso l’importante sarà trovarsi pronti in vista dello scontro con i Murkors, graziosi alieni venuti sul nostro pianeta con l’intento di distruggerlo.

La struttura del gameplay è semplice e intuitiva. Nei vari livelli a disposizione, avremo alcuni minuti prima di scontrarci con il boss alieno di turno (con tanto di countdown). In questo lasso di tempo bisognerà prepararsi al meglio, affrontando varie ondate di alieni e nel contempo migliorare equipaggiamento e abilità attraverso il completamento di mini-missione secondarie e l’apertura di casse.

Le suddette missioni, nello specifico, rappresentano un po’ il fulcro dell’esperienza. Spesso ci verrà offerta la possibilità di scegliere fra due di loro, e verranno contrassegnate su una bussola nella parte superiore dello schermo. Una volta giunti sul posto e completo l’incarico, ci verrà assegnata una valutazione in stelle, da una a tre. A una valutazione superiore corrisponderà uno scrigno contenente armi e bonus più efficaci. Questi ultimi ci consentiranno di migliorare le statistiche del nostro eroe di turno (sì, perchè ce ne saranno tre fra cui scegliere, differenti nell’aspetto e nelle capacità).

Anche se le missioni rappresentano la via preferenziale per migliorarsi in vista dello scontro finale, potremo anche decidere di evitarle. E come faremo a potenziarci allora? Nessun problema, basterà dedicarsi alla ricerca delle casse sparpagliate nello scenario, e ce ne saranno due tipi. Quelle gialle, che potranno essere aperte grazie a delle sfere di luce rinvenibili da alcuni contenitori in giro o dai nemici caduti. E infine quelle viola (che offrono una ricompensa solitamente migliore), sorvegliate da un gruppo di alieni che dovremo sconfiggere per poter avere accesso alla cassa

PER BAMBINI? NON PROPRIO

Anche se meccaniche ed estetica lasciano supporre quanto Die After Sunset possa essere un titolo rivolto a pubblico giovane e decisamente non hardcore, nella fattispecie dobbiamo riconoscere che il livello di sfida offerto non è propriamente irrilevante. I boss infatti sono piuttosto ostici, complice anche lo spawn infinito di nemici durante gli scontri con essi.

Entrare in possesso di armi potenziate, droni di supporto in grado di aiutarci a gestire le orde aliene e qualche bonus importante si rivelerà indubbiamente utile, quando non fondamentale. A renderci la vita ulteriormente difficile saranno i controlli, non proprio precisissimi. Sia per quanto riguarda la mira che, soprattutto il movimento. Ce ne accorgeremo in particolare con l’abilità del doppio salto, che faremo fatica a controllare a dovere.

Tra l’altro l’inaspettata difficoltà menzionata poco fa viene ulteriormente accentuata dal fatto che i nemici, spesso, saranno delle vere e proprie spugne, capaci di assorbire molti più colpi del dovuto. In un gioco che vuole fare dell’azione e del dinamismo i suoi punti di forza, costringerci a impiegare troppo tempo anche per battere nemici banali non è proprio il massimo. E dire che il team di PlayStark ha anche introdotto una meccanica potenzialmente interessante, seppur non sfruttata a dovere.

Stiamo parlando di quella relativa alla luce/ombra: sulla carta i nemici che si trovano al riparo dal sole sono più forti e duri da sconfiggere. Il problema però è che non si percepisce una differenza concreta: alla luce gli alieni saranno tosti quasi allo stesso modo. Rendere le uccisioni al sole molto rapide e viceversa quelle all’ombra (e solo quelle) più difficili avrebbe introdotto una dinamica accattivante, ma purtroppo le cose sono andate diversamente.

LE IDEE CI SONO MA…

A livello grafico ed estetico il paragone con Fortnite è inevitabile. Die After Sunset lo ricorda davvero, anche nei colori vivaci e nel design: certo, “l’anima” del gameplay rimane comunque diversa. In fin dei conti, qui parliamo di un’esperienza unicamente per singolo giocatore. Cosa che, a dirla tutta, rappresenta un fardello notevole. Una modalità cooperativa infatti avrebbe giovato non poco, e data la presenza di ben tre personaggi tra cui scegliere, ci è sembrata assurda la totale mancanza di una componente multigiocatore, per l’appunto.

I problemi principali però restano quelli legati al gioco vero e proprio, come quelli menzionati in precedenza. Controlli non al top, difficoltà troppo accentuata, meccaniche potenzialmente interessanti ma “giocate male”… Tutti fattori ai quali si aggiungono alcune imperfezioni tecniche, a partire dai nemici che una volta sconfitti rimaranno immobili un paio di secondi per poi scomparire. Nella frenesia di un combattimento contro un’orda di nemici, vederli cadere invece che bloccati in piedi avrebbe aiutato a non cadere in confusione.

SCONSIGLIATO

Non si può dire che Die After Sunset manchi di ispirazione, nella fattispecie. Certo, a livello estetico e ludico potrebbe effettivamente ricordare in maniera massiccia il titolo alla base delle fortune di Epic Games, ma il concetto alla base del gameplay rimane comunque differente. Tutto (o quasi) lascia inoltre pensare che il team di PlayStark abbia voluto puntare a un’utenza alle prime armi, anche se il livello di sfida può spingere a pensare tutt’altro. Di sicuro c’è che le imperfezioni tecniche e soprattutto la cattiva esecuzione di idee tutto sommato buone (almeno di base) finisce con l’affossare un prodotto che, diversamente, avrebbe potuto vivere una storia diversa.

Pregi

Esteticamente fa la sua figura. Le idee in campo ci sono...

Difetti

... Ma buona parte di esse risulta male implementata. Un po' troppo ostico per dei neofiti. L'assenza di una qualunque forma di multigiocatore pesa non poco, anche sulla longevità.

Voto

5