Beholder 3, la nostra recensione

Con Paintbucket Games si torna a spiare vicini e meno vicini per tenere salva la pelle

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Tra le molte uscite di questo marzo, non abbiamo potuto fare a meno di notare Beholder 3. Terzo capitolo (anche se in realtà sembra più un reboot del primo) di una serie di gestionali piuttosto particolari, che ha debuttato nel 2016 per mano di Warm Lamp Games. Studio indipendente siberiano che sembra però aver lasciato il testimone a Paintbucket Games.

Altro piccolo studio, questa volta tedesco, che già conosciamo per il buon Through the Darkest of Times. E che questa volta ha curato il proseguimento della serie, che ancora una volta ha a che fare con la sopravvivenza a tutti i costi nella cornice di uno stato totalitario. Un titolo a tema prettamente politico, con alcune interessanti meccaniche, che ora andremo a scoprire.

Di seguito la recensione di Beholder 3, curata dal nostro Claudio Szatko. Ricordiamo che il gioco, pubblicato da Alawar Premium, è disponibile esclusivamente su Pc, via Steam, Epic Games Store e GOG. Buona lettura.

SPIE A DOMICILIO

Beholder 3 ci metterà da subito al centro dell’azione, per così dire. Giocheremo nei panni di Frank Schwarz, un impiegato passacarte in un’organizzazione governativa. Dopo che il nostro computer di lavoro verrà infettato da un virus (opera di un hacker sconosciuto) saremo presi in custoria dalle autorità. A quel punto avremo dinanzi due scelte.

Raschiare il carbone a mani nude nelle miniere per il resto della nostra vita, oppure lavorare per il governo come spie sotto copertura. Ovviamente il buon Frank non ci penserà due volte a scegliere la seconda opzione, e come incarico verremo nominati amministratori di un condominio. Riparare le caldaie e i macchinari della lavanderia, svuotare i bidoni della spazzatura…

Ma soprattutto, dovremo tenere d’occhio il più possibile gli altri inquilini, monitorando attentamente le loro attività. Questo grazie a strumenti di spionaggio e trucchi di ingegneria sociale. Nel caso in cui dovessimo venire a conoscenza di qualcosa di sospetto, il nostro dovere sarà di segnalare il tutto alle autorità. In termini di scrittura la storia non brilla particolarmente, tuttavia riesce ad effettuare un’ottima ricostruzione della vita all’interno di uno stato totalitario.

Dove il rispetto delle regole è fondamentale per restare vivi. Nel corso del gioco sarà interessante vedere i cittadini nascondere un paio di jeans nei loro armadi in quanto simbolo di modernità. Oppure sentirli averle una conversazione su cosa siano e come funzionano un lettore CD e degli auricolari. Tutti oggetti e strumenti vietati dal regime che saremo costretti a servire. Tanti retroscena e sviluppi potenzialmente interessanti che tuttavia vengono penalizzati da dialoghi tendenzialmente insipidi, e privi di reale spessore.

ESSERE O NON ESSERE DELLE BUONE SPIE

La narrazione generale è interamente concentrata sul protagonista, Frank, intento a scalare i ranghi del Ministero con il suo lavoro di spia. Lungo il percorso dovrà nondimeno compiere tantissime scelte. Le quali sono parte integrante dell’esperienza offerta da Beholder 3, che dà il suo meglio proprio nel mostrare come le suddette scelte possono alterare, in modo veramente significativo, le relazioni tra i personaggi.

Per esempio, si potrà scegliere di soddisfare i funzionari del Ministero con un lavoro certosino, facendo poi i rapporti al Grande Capo con la massima sincerità. Tuttavia, con la propria vita in gioco sarà molto probabile finire in bivi di carattere morale. In cui dovremo decidere se dare priorità all’ascesa “professionale” oppure soddisfare, anche in parte, i sussurri della nostra coscienza. O di ciò che ne sarà rimasto.

In termini di gameplay Beholder 3 si pone come un ibrido tra un gestionale e un’avventura punta e clicca (senza però enigmi di sorta). Per la maggior parte del tempo saremo impegnati a spostarci ripetutamente nel nostro condominio, interagendo con i vari oggetti e npc per completare gli incarichi. Tra gli strumenti di spionaggio che avremo a disposizione figurano una telecamera nascosta e dei grimaldelli. La prima potrà essere piazzata nell’appartamento di un inquilino o nell’ufficio di un collega.

I secondi invece serviranno a entrare clandestinamente nelle case dei sospettati per ottenere (o seminare) prove, da utilizzare nei rapporti di Frank. Per il quale tempo e denaro saranno le risorse più preziose. Dopotutto le missioni saranno spesso a tempo, e il mancato completamento di “ordini superiori” decreterà sempre un game over. Anche finire in bancarotta dopo aver gestito male il denaro in possesso porterà alla fine della partita. Per scongiurare questo rischio specifico, potremo completare delle missioni secondarie e ottenere così denaro extra.

IMPERFEZIONI DALLO SPIONCINO

Attenzione però alle multe, che potremo ricevere se ci dimenticheremo di svolgere le normali operazioni di gestione del condominio. O anche se verremo sorpresi a curiosare in giro. Di fatto il titolo di Paintbucket Games ci spingerà in maniera interessante ad adottare, quanto prima, un approccio lungimirante e fortemente volto all’autoconservazione. Per esempio, risparmiare denaro fin dall’inizio della partita ci permetterà di pagare facilmente dell’equipaggiamento di alto livello con certo anticipo. O anche di corrompere del personale per completare più facilmente certe missioni.

D’altra parte finire con l’investire denaro in maniera poco oculata potrebbe rendere il gioco più difficile, proseguendo nella storia. Insomma, è un sottile equilibrio su cui Beholder 3 si regge piuttosto bene. Tuttavia c’è da dire che saremo quasi sempre costretti a eseguire gli stessi compiti. Dialoghi noiosi da sostenere, rapporti simili da stilare e via discorrendo. Facendo un paragone (sia pure molto azzardato, e non ce ne vogliate) con Death Stranding, possiamo dire che anche in questo caso ci troviamo dinanzi a un prodotto non per tutti.

A livello tecnico il gioco ha un aspetto volutamente minimalista, che vede un’atmosfera cupa e in generale il dominio del grigio e del nero. In generale avremo a che fare con un aspetto pulito e distinto, che aggiunge molta personalità alla creatura di Paintbucket Games. Anche l’interfaccia è molto semplice e facile da seguire.

Ciò che però ci ha un po’ fatto storcere al naso sono stati i bug. Ci è capitato di veder bloccato il nostro Frank mentre usava le scale per salire o scendere i piani del condominio, rimanendo nascosto dietro alle pareti senza più poterne uscire. Chiudiamo dicendo che il gioco è disponibile solo in lingua inglese, con tutto ciò che ne consegue.

POTREBBE DARE SODDISFAZIONI

Beholder 3 prova a prendere quanto di buono fatto in particolar modo nel primo capitolo, fondendolo in un piccolo e ordinato insieme. Il quale non teme certo di affrontare a viso aperto temi politici e rappresentazioni (parecchio verosimili) di stati totalitari. Le meccaniche relative al sistema di scelte e conseguenze funziona davvero bene, offrendo un gameplay tendenzialmente ripetitivo ma comunque in grado di offrire tensione costante. Ad affossare un po’ quanto di buono realizzato da Paintbucket Games vi è una scrittura tendenzialmente mediocre e alcune imperfezioni tecniche. Tuttavia, coloro che hanno apprezzato i primi due capitoli targati Warm Lamp Games non potranno evitare di divertirsi anche con questo.

Pregi

Meccanica di scelte e conseguenze ben concepita e realizzata. Design caratteristico e iconico. Gameplay ben strutturato e ansiogeno...

Difetti

... Che però è fisiologicamente ripetitivo. Dialoghi tendenzialmente banali. Qualche bug.

Voto

7-