Dying Light 2, la nostra recensione Pc

Techland ci conduce nella Città, uno degli ultimi insediamenti umani che ancora resistono al virus Harran, ormai prossimo a spazzare via il genere umano

-

Dying Light 2 è un po’ il riflesso della nostra esistenza, dove veniamo al mondo con l’istinto biologico della sopravvivenza. Un mondo dove, in natura, vige la regola del più forte, che vede quindi i più vulnerabili cadere vittime dei predatori, senza alcuna pietà. Nel sequel del primo Dying Light questa scomoda verità è ancora più certa. Aiden, protagonista di questa nuova produzione griffata Techland, è in qualche modo vittima del fuoco incrociato che si svolge dentro di lui. Tra l’umano e il mostro che “cova” dentro (come scopriremo, è infetto ndr). Manterrà la sua umanità o soccomberà al virus Harran?

Conterrà l’infezione o si unirà alla folla di esseri che, dopo aver perso la ragione, vagano per le strade e si nascondono nell’oscurità? Dagli eventi narrati nel primo capitolo sono trascorsi 15 anni. Il virus (che prende il nome proprio dalla città di Harran dove tutto ebbe inizio) si è diffusa rapidamente in tutto il mondo. Le vite di tante persone sono radicalmente cambiate, dal momento che si sono trasformate in spietate creature assassine. In questo lasso di tempo, tuttavia, i pochi sopravvissuti si sono adattati, iniziando a organizzarsi in diverse fazioni. Dove la sopravvivenza, tuttavia, viene guidata dagli istinti più primitivi.

Di seguito la recensione della versione Pc di Dying Light 2, curata dal nostro Claudio Szatko. Il quale, nativo polacco, ha voluto testare il gioco nella lingua “di sviluppo” originale. Ricordiamo che il titolo è disponibile anche su PS4, PS5, Xbox One e Xbox Series X/S. Buona lettura.

FAZIONI IN BILICO

Aiden Cadwell prende il posto di Kyle Crane come protagonista, in questo caso di Dying Light 2. Sulle sue spalle si poggia un passato difficile, fatto di ricordi macabri condivisi con sua sorella, Mia. Ricordi nei quali i due fratelli erano oggetto di atroci esperimenti, di cui oggi portano ancora i residui fisici e psicologici. Detto il pellegrino, Aiden possiede capacità fisiche sovrumane, tra cui una resistenza superiore a quella di altri esseri umani.

La trama proposta da Techland si presenta bene, e durante il suo corso mostra diversi personaggi principali e secondari su un contesto piuttosto ricco. Quest’ultimo presenta anche diversi rimandi al passato (e quindi alle vicende di Harran). Quindici anni dopo quell’apocalisse, nessuno è più come prima. La campagna si poggia su una struttura abbastanza lineare, che tuttavia si fa seguire con interesse.

Il titolo sprona molto i giocatori a seguire anche le missioni secondarie, che oltre a potenziare il nostro equipaggiamento ci permetteranno di scoprire di più sui vari personaggi che popolano la Città. Sul perchè abbiano scelto di affrontare la crisi globale dall’interno di uno degli ultimi avamposti dell’umanità. Il quale risulta comunque scosso da una lotta intestina tra fazioni.

L’umanità infatti si è riorganizzata dividendosi in diversi gruppi. I Pacificatori si pongono come una specie di forza di polizia, che (almeno sulla carta) veglia sul benessere delle persone. Tra i Sopravvissuti troviamo invece individui che, a dispetto della scarsità di risorse, hanno costruito diversi rifugi. Difficile inquadrare chi siano i cattivi e chi i buoni. Eppure, nonostante il conflitto attivo tra di loro, più che nemici Pacificatori e Sopravvissuti sembrano giusto coltivare una diffidenza reciproca, o poco più.

PARKOUR, UNO STILE DI VITA

Chi non lascia scampo a dubbi di sorta sono i Rinnegati, una terza fazione che opera invece alla maniera di una gang violenta. In tutto questo abbiamo le decisioni di Aiden, che potranno cambiare il corso della trama e anche il destino di molti personaggi. Le ramificazioni sono parecchie, mentre per prendere parecchie decisioni avremo giusto alcuni secondi di tempo, scanditi da un contatore.

Tutte le vicende avranno luogo all’interno del Città, che rappresenterà il vasto mondo aperto entro cui sarà possibile muoversi. Ciò che colpisce maggiormente di tale immenso scenario è il modo in cui Techland l’ha realizzato “a misura di parkour”. Facendo nondimeno affidamento su tanti elementi dell’ambiente, dando vita a uno stretto rapporto tra il giocatore e l’ambiente circostante.

Il solo spostarsi lungo la Città a suon di acrobazie si rivelerà assai gratificante. Certo dovremo sempre monitorare la barra della resistenza: Aiden non può certo disporre di vigore illimitato. I comandi legati al movimento sono facili e intuitivi come nel primo capitolo. Abbiamo però notato alcune imprecisioni, tendenzialmente legate alla telecamera e al campo visivo ridotto.

In prima persona, trovandosi su una piattaforma molto stretta potrebbe risultare facile finire disorientati e cadere. Col tempo Aiden migliorerà sempre più le sue abilità, compresa appunto la capacità di spostarsi da un luogo all’altro con salti, arrampicate, carrucole e persino una sorta di rampino. Grazie a quest’ultimo potremo contare su una mobilità finora inedita nella serie.

TRA IL GIORNO E LA NOTTE

In Dying Light 2 non conta solo il “come”, ma anche il “quando”. Il giorno appartiene agli umani, la notte agli infetti. Similmente a quanto visto nel primo capitolo? Ni. In questo caso infatti i mostri tenderanno a nascondersi nell’oscurità, cercando riparo all’interno di edifici, tunnel e via discorrendo. Entrare in una zona buia durante le ore diurne sarà sempre molto rischioso, poichè gli infetti tenderanno ad affollarsi in zone d’ombra anche molto piccole..

Perciò, con la luce del sole la migliore cosa da fare sarà cercare risorse, muovendosi lungo le strade e i tetti. Con il sopraggiungere della notte invece, i mostri si riverseranno in strada. A orde. Cosa che finirà con il rendere sconsigliato lo spostamento a terra durante la notte. Ciò detto, questa parte della giornata sarà l’ideale per avventurarsi all’interno di edifici e strutture per cercare del bottino succulento.

C’è però un problema. Per colpa degli esperimenti subiti in passato, anche Aiden è infetto. E rimanere molto tempo al di fuori della luce del sole accelera la sua trasformazione. Perciò nelle zone scure sarà presente una sorta di marker sullo schermo, che ci informerà del tempo rimanente prima dell’esaurirsi della nostra “immunità”. A quel punto, a meno di non trovare uninibitore o un’area con luce ultravioletta, la barra della vita comincerà a precipitare fino a svuotarsi del tutto, decretando la nostra “morte” come umani.

Tutti questi elementi conferiscono all’open world di Dying Light 2 una sfumatura innovativa, che tiene costantemente il giocatore sotto scacco. C’è da dire che diversi incarichi principali e secondari riguardano lo spostarsi da punto A a punto B allo scopo di parlare con alcuni personaggi. E nonostante la fluidità e il divertimento dello spostarsi tramite il parkour, dopo un po’ di tempo il movimento potrebbe finire con il diventare stancante.

GIOCARE CON I CAVI

A rendere meno tediosi gli spostamenti ci verranno in soccorso le stazioni della metropolitana, che fungeranno da luoghi di viaggio veloci all’interno della Città. Peccato che prima di poterle utilizzare dovremo conquistarle, e riattivare l’energia elettrica al loro interno. Le installazioni elettriche costituiscono un vantaggio strategico per le due fazioni principali, i Pacificatori e i Sopravvissuti. Techland ha però implementato un nuovo tipo di incarico, che aggiunge un minigioco in cui dovremo collegare diversi generatori. Ciascuno di essi sarà contrassegnato da un numero. Quindi dovremo prendere il cavo, trovare il suo “partner” e collegarlo.

La sfida sta nel trovare il percorso più adatto, visto che i cavi hanno una lunghezza limitata. In minigiochi successivi viene inoltre introdotta una variante. Lo stesso generatore potrà essere collegato a due strutture diverse. Perciò dovremo destreggiarci con quelle combinazioni per sbloccare le porte che ci permetteranno di collegare i cavi alla loro destinazione finale. Alla fine, una volta riattivata la corrente all’interno di una stazione della metropolitana, dovremo scegliere quale fazione avrà il controllo della struttura. Questa decisione non avrà grosse conseguenze, tuttavia potrà offrirci diversi vantaggi.

RITORNO ALLE ORIGINI, O QUASI

Come nel primo capitolo, anche in questa nuova produzione griffata Techland le armi saranno soggette a usura. Il fatto che finiscano quindi con il rompersi (non potendo più essere usate, e sorprendentemente neanche riparate) è una feature che certamente non incontrerà il gradimento di tutti… In ogni caso lo studio polacco ha fatto in modo che Aiden possa equipaggiare un’arma di riserva.

Pronta a entrare in gioco all’istante nel momento in cui quella “precedente” si esaurisce. In questa filosofia del “più è meglio”, avremo quindi un vastissimo assortimento di armi bianche, come machete, martelli e così via. Per quanto riguarda le armi a distanza, avremo invece degli archi, e pochissime armi da fuoco (per giunta parecchio rudimentali).

Questa scelta di non inserire una quantità decente di armi da fuoco come nel primo Dying Light è stata giustificata dagli sviluppatori con la scelta del setting post-apocalittico. In cui, giustamente, nessuno sarebbe in grado di realizzare una pistola o un fucile come si deve con le poche risorse e strumentazioni a disposizione nella Città.

Ciascuna arma presenta un livello. Aiden sarà quindi in grado di maneggiare determinate armi solamente raggiungendo un determinato livello di “maestria”. Scopo principale dell’esplorazione degli ambienti è, oltretutto, il ritrovamento di armi migliori e risorse con cui craftare/migliorare le suddette. Come da tradizione “forzieri” e bauli saranno un buon punto di partenza, a patto di riuscire ad aprirli con l’aiuto di un grimaldello.

SIAMO CIÓ CHE FACCIAMO

Anche in Dying Light 2 tutto si svolge in prima persona, combattimenti compresi. Aiden potrà effettuare attacchi, parate, scatti e anche i famigerati “parry”. Senza dimenticare la possibilità di lanciare vari oggetti (bombe, ecc) e combinare attacchi armati di colpi in mischia. Certi attacchi potenti da parte dei mostri non potranno essere parati, perciò potremo solamente schivarli per tempo.

Se riusciremo a farlo nel momento giusto, si attiverà una sorta di slow motion che ci permetterà (con un limite di qualche secondo) di colpire l’avversario in sicurezza. Come feature non è particolarmente innovativa, tuttavia risulta implementata bene, specie negli scontri 1v1. In presenza di più nemici invece, potrebbe non essere semplice gestire i punti ciechi della telecamera.

Sviluppando l’albero delle abilità sarà possibile far apprendere nuove mosse al nostro Aiden. Tuttavia, almeno a difficoltà normale, la sfida non sarà certo un granchè. In quel caso si potrà avere la meglio quasi contro chiunque solamente con movimenti e mosse di base. E’ pur vero che si potrà sempre far ricorso alla furtività, nascondendosi per esempio nell’erba alta, e cogliendo gli avversari di sorpresa.

La progressione all’interno del gioco si poggia su quattro pilastri principali: livello del personaggio, punti combattimento, punti parkour e inibitori. Questi ultimi, nascosti in forzieri speciali, permetteranno potenziare salute e resistenza. In generale Aiden progredirà in base a ciò che farà nel concreto, similmente a quanto visto con Kyle Crane nel primo capitolo.

PIÙ OMBRE CHE LUCI

Come abbiamo già detto, la nostra prova si è svolta con la versione Steam di Dying Light 2. A livello tecnico ci siamo imbattuti in texture e modelli di ottima fattura, specialmente per quanto riguarda i vari personaggi. Nelle impostazioni non è però possibile modificare le texture, bensì le ombre, la nebbia e l’illuminazione, sia con che senza l’ausilio del ray tracing.

Proprio sul fronte delle luci abbiamo trovato fastidiosa l’impossibilità di mettere mano (come invece accade su tantissimi altri titoli) su aberrazione, lens flare e bloom. Cosa che ci ha costretti a installare una mod esterna capace di rimuovere il tutto. Il perchè è presto detto. A seconda di dove si guarderà lo schermo diventerà più chiaro o più scuro, basandosi quasi su una sorta di effetto vignettatura.

Ciò renderà certe zone troppo scure e altre troppo chiare, andando quindi a incidere sulla visibilità globale (e di conseguenza sulla giocabilità). Di base il titolo si presenta doppiato in inglese e sottotitolato in italiano. Ma ciò che ci ha lasciati perplessi è il fatto di non aver inserito un vero e proprio “selettore” di lingue e sottotitoli. Per dire, non ci è stato possibile scegliere il doppiaggio polacco e i sottotitoli in italiano. Anche questi ultimi dovevano essere in polacco.

Il che nel nostro caso non è stato un problema, tuttavia riconosciamo la singolarità di questa assenza nelle impostazioni. Parlando infine di framerate e ottimizzazione, Techland ha indubbiamente diverso lavoro da fare per migliorare il gioco. Oltre all’evidente downgrade grafico rispetto ai trailer mostrati qualche anno fa, c’è una consistente presenza di rallentamenti (e non di rado anche di crash) che mettono in difficoltà anche i Pc di fascia medio-alta. Speriamo che patch future possano sistemare il tutto, perchè ne varrebbe davvero la pena.

CONSIGLIATO AGLI APPASSIONATI

Dying Light 2 non si discosta da molti altri suoi colleghi open world. Nel suo di desiderio di essere il più grande possibile (in molti sensi), finisce per perdersi un po’ lungo la strada. Il parkour e l’interazione del giocatore con il mondo di gioco costituiscono i punti di forza di questa nuova produzione di Techland. E anche se in certi punti dà l’impressione di essere “allungata artificialmente”, la trama risulta comunque accattivante. Al pari del protagonista Aiden (e del suo passato), che non fa per nulla rimpiangere lo storico predecessore Kyle Crane. Tanti spunti interessanti anche sul fronte gameplay, che tuttavia vengono appannati da un comparto tecnico con problemi piuttosto vistosi. I quali spingono dolorosamente verso un paragone con il fu debutto di Cyberpunk 2077… Coraggio team di sviluppo, it’s patch time!

Pregi

Una buona trama principale, con molti personaggi ben caratterizzati e accattivanti. Gli scenari sono grandemente messi al servizio del parkour. Ottimo ciclo giorno-notte che cambia il modo di giocare ancor più che nel primo capitolo.

Difetti

Impatto abbastanza minimo di parecchie scelte contestuali. Illuminazione da rivedere. Problemi tecnici e di ottimizzazione piuttosto seri.

Voto

8-