Edge of Eternity, recensione Pc

Il sottogenere dei Jrpg non parla solo giapponese: dalla Francia arriva uno splendido esempio

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Quando diciamo “Jrpg” ci vengono subito in mente, come minimo, gli ultimi vent’anni di Final Fantasy in cui sono arrivati cinque episodi, di cui due mmorpg. Ricordiamo gli ultimi Dragon Quest della serie principale, i due Xenoblade Chronicles, il rilancio di Romancing SaGa, gli instancabili Tales of e Ys, diverse iterazioni Square Enix come Octopath Traveler e Lost Sphear. Tutte bellissime produzioni sviluppate e prodotte in Giappone. Quando si guarda e si gioca Edge of Eternity, può essere naturale accostare questa ai grandi marchi che si celano dietro a pagine di storia del sotto-genere, tuttavia sarebbe un errore. Perché Edge of Eternity è un videogioco fatto e finito in Francia, da Midgar Studio, sebbene ricalchi molto fedelmente i grandi classici del Sol Levante.

Arrivato lo scorso 8 giugno su Steam, PS4 e Xbox One, la fatica del piccolo studio francese (di appena otto elementi) non è passata inosservata. Dopo cinque lunghi anni, e una campagna vincente su Kickstarter a cui ha fatto seguito un non trascurabile periodo in accesso anticipato, siamo qui a scriverne la recensione.

PICCOLA GRANDE EPOPEA

Edge of Eternity si affida ad una narrazione senza molti fronzoli, che va dritta al punto e non lesina colpi di scena. Il nostro alter ego è Daryon, coscritto della milizia che combatte un misterioso invasore alieno. Quando il manipolo di Daryon viene spazzato via durante una battaglia e questi viene a conoscenza di un intrigo che coinvolge i suoi superiori, ecco che inizia l’avventura. Daryon raggiunge sua sorella Selene, addestrata alle potenti arti magiche, ed insieme si incamminano per una strada che li condurrà ai confini del mondo, per il bene di tutto il creato.

Un’orrenda Corruzione muta gli esseri viventi e li fa combattere privi di anima e coscienza. Fortunatamente Daryon e Selene non saranno mai soli durante le loro avventure: altri potenti alleati si uniranno ai loro ranghi. Insieme uniranno le forze per combattere le forze del Male.

PICCOLO TEAM, GRANDE RISULTATO

Edge of Eternity lascia a bocca aperta per il risultato finale raggiunto da un team di sviluppatori che non vanta numeri a tre cifre. Pur essendo tutti veterani dell’industria, confezionare un videogioco dalla mole di contenuti così impressionante, al netto di meno di dieci effettivi, ci lascia sempre a bocca aperta. Vero è che la gestazione di Edge of Eternity è stata molto lunga, con una fase di accesso anticipato necessaria al team per farsi aiutare dagli acquirenti della primissima ora, come beta testers.

La lunga attesa è stata di certo ripagata. Edge of Eternity è una vera gioia per gli occhi. Le ambientazioni sono molto varie e ben realizzate. I personaggi sono convincenti, seppur non allo stato dell’arte. Le animazioni sono, per la maggior parte, inappuntabili. Le fasi di combattimento ricalcano fedelmente i combattimenti a turni con tanto di Active Time Battle, che rievoca i fasti dei migliori Final Fantasy di fine anni ‘90 e inizi 2000. Nonostante qualche problema di bilanciamento di troppo, almeno per quel che riguarda la prima versione del gioco definitivo.

Mancano molti dettagli, quelli in cui si anniderebbe il diabolico capolavoro che non ti aspetti. Il personaggio non può saltare, neanche una staccionata; le espressioni facciali non sono il massimo; muri invisibili impediscono il passaggio in zone non previste “dal seminato”; la bella intuizione di implementare un campo tattico esagonale per schivare le mosse più potenti dei nemici, e per aggirarli in modo da coglierli alle spalle, mostra potenzialità ma alcuna profondità. Non ci aspettavamo X-COM o Final Fantasy Tactics, ma così come viene presentata, sembra più un orpello che un valore aggiunto, peccato. Molti dialoghi non sono all’altezza della serietà della trama, come se il pubblico di riferimento fosse giovane oppure giovanissimo. Peccato, perché i temi toccati non sono semplici né immaturi.

UN MAESTRO D’ORCHESTRA

L’aspetto che risalta maggiormente rispetto a tutti gli altri, a nostro modo di vedere le cose, è il comparto sonoro. La colonna sonora è stata affidata a Yasunori Mitsuda, maestro d’orchestra di provenienza nipponica che ha firmato alcuni tra i più grandi classici della storia dei videogiochi di ruolo giapponesi.

A lui dobbiamo le sonorità di Chrono Trigger e Chrono Cross, Xenoblade Chronicles, Xenogears e tantissimi altri. L’accompagnamento sonoro, dunque, è tra i migliori che si possano trovare nelle produzioni a (relativamente) basso budget e a qualcuno potrebbe far breccia, proprio come quando si giocava ai mitici classici della prima PlayStation.

CONSIGLIATO AGLI APPASSIONATI

Edge of Eternity è un videogioco di ruolo giapponese sviluppato, tuttavia, in Francia da Midgar Studio sotto bandiera Dead Villagers. Parliamo di un team composto da otto elementi, affiancati da qualche consulente esterno, come il celeberrimo Yasunori Mitsuda (Chrono Trigger, Xenoblade Chronicles).

Il lavoro svolto dai francesi è agrodolce. Sotto il versante della giocabilità sono riusciti a rievocare i fasti dell’ultimo ventennio di Final Fantasy, portando anche varietà insperata e graditissima alle situazioni. Sul fronte sonoro nulla da dire, come ovvio che potesse essere, ma su quello grafico ci si scontra con gusti certamente opinabili. Lo stile grafico può piacere oppure no, a chi vi scrive non rimane particolarmente impresso. Come non restano impressi i dialoghi, o l’espressività dei personaggi, salvata in buona parte da convincenti interpreti di lingua inglese.

A proposito di inglese: questo Jrpg non gode della localizzazione in italiano, nemmeno dei testi. Non solo, dunque, richiede una grande dose di passione per il genere Jrpg, ma anche una discreta conoscenza della lingua d’Albione per essere goduto al cento per cento.

Pregi

Colonna sonora diretta da un maestro del settore. Trama ben strutturata, con poco o nulla per allungare il brodo. Attività secondarie coraggiosamente varie, che non risultano stucchevoli. Facilissimo da padroneggiare.

Difetti

Lo stile grafico adottato è poco ispirato, molto derivativo. Cura per i dettagli sacrificata sull’altare della storia e della varietà di gioco. Poco bilanciamento negli scontri. Velleità tattiche poco approfondite.

Voto

7,5