DanMachi: Infinite Combate, Recensione Pc

Le avventure nella città-dedalo Orario di Bell Cranel e Aiz Wallenstein arrivano in un ibrido tra visual novel, JRPG e dungeon crawler

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Is It Wrong to Try to Pick Up Girls in a Dungeon? Familia Myth Infinite Combate, abbreviato (fortunatamente) in DanMachi: Infinite Combate, costituisce l’esordio videoludico in occidente per quanto concerne l’omonimo franchise avente come protagonista il giovane Bell Cranel. Questo escludendo il titolo per mobile rilasciato nel 2017, DanMachi Memoria Freese. Un ottimo gacha che giunse in Europa sulla scia del successo della prima stagione dell’anime, trasmessa in simulcast nel nostro paese da parte di Yamato Video nel 2015.

Parliamo di una produzione fantasy di buon livello, nata come light novel nel 2013, ma consacratasi in forma animata negli anni successivi. Al momento DanMachi comprende due stagioni, l’ultima delle quali è stata rilasciata l’anno scorso (ed è attualmente visibile sul canale Youtube di Yamato Animation). Tra la suddetta prima e seconda stagione intercorre inoltre uno spin-off, intitolato DanMachi: Sword Oratoria, che tratta gli eventi della prima stagione dalla prospettiva di Aiz Wallenstein.

Ed è proprio dalla prospettiva ambivalente della prima stagione e del suo spin-off che prende piede il gioco sviluppato dallo studio Mages e distribuito da PQube Limited. Un titolo che tenta di miscelare i generi visual novel, JRPG e dungeon crawler. Come e con quale successo lo scoprirete nella nostra recensione della versione Pc di DanMachi: Infinite Combate. Che su Steam, PS4 e Switch risponde al nome (e ai motori di ricerca) di Is It Wrong to Try to Pick Up Girls in a Dungeon? Infinite Combate. Vi auguriamo una piacevole lettura.

UN DUNGEON CRAWLER IN CARNE E OSSA

DanMachi: Infinite Combate è, al pari dell’opera da cui è tratto, ambientato nella città-dedalo di Orario. Un vasto agglomerato urbano che ospita un dungeon misterioso. Esso ha l’aspetto di una torre che tocca il cielo, e costituisce il fulcro della vita sociale ed economica della città. Frotte di avventurieri vi si avventuranno in cerca di fama e ricchezze, rischiando altresì di incappare in una morte violenta. Non si tratta di un videogioco né di una simulazione: il mondo fantasy di DanMachi è infatti reale, così come le divinità che lo regolano.

Annoiati dall’agiata e oziosa vita su nel cielo, gli dei sono discesi sulla terra (rinunciando a parte dei propri poteri e privilegi), fondando le Familiae. Gruppi di avventurieri guidati cascuno da una divinità, che concede ai suoi membri la propria “benedizione”: Cioè la possibilità di accedere al dungeon, di aumentare le proprie statistiche e in generale di portare fama e ricchezza a se stesso e alla propria Familia. La storia si incentra sulle avventure del quattordicenne Bell Cranel, da poco giunto a Orario e unico membro dell’Hestia Familia.

Bell viene cresciuto dal nonno, che gli narra continuamente storie riguardanti le gesta degli eroi, sia sul campo di battaglia che in termini di conquiste amorose

Si tratta di un giovanotto vagamente simile a un coniglio (per via degli arruffati capelli bianchi e gli occhi rossi), cresciuto tranquillamente in montagna, fuori da Orario. Questo almeno fino alla scomparsa del nonno adottivo, sua unica figura di riferimento nonchè mentore. Da lì in poi Bell decide di raggiungere la città-dedalo e di diventare un avventuriero.

Una volta arrivato si ritrova però la porta sbattuta in faccia più e più volte, con nessuna Familia disposta ad accoglierlo. Finchè un giorno non incontra la dea Hestia, l’unica che si dimostra gentile e disposta ad accettare un novellino nella propria Familia. Della quale Bell sarà per diverso tempo l’unico (ma promettentissimo) membro.

UNA PROGRESSIONE BIFRONTE

Conoscere Bell ispirerà ancor di più Aiz a migliorarsi, non solo in termini di livello. In seguito diventerà una dei pochi LV.6 di tutta la città

La co-protagonista Aiz Wallenstein è invece, per fama, la punta di diamante della Familia Loki, ed è conosciuta come “Principessa della Spada” (ogni avventuriero con il tempo guadagna un titolo/soprannome). Bell finirà con l’innamorarsi di lei dopo essere stato salvato dalle grinfie di un minotauro. Un evento che segnerà nondimeno l’inizio della sua ascesa a eroe.

DanMachi: Infinite Combate ripercorre con un alto livello di fedeltà le vicissitudini della prima stagione dell’anime. Sia di quella “tradizionale” con protagonista Bell Cranel, sia di DanMachi: Sword Oratoria, lo spin-off avente come protagonista la bionda Aiz. La progressione avviene in maniera alternata. Difatti giocheremo un capitolo dell’uno, e subito dopo un capitolo dell’altro.

Eina, il riferimento di Bell presso la gilda per quanto concerne le quest, ci spiegherà tutto quello che c’è da sapere

Ma in cosa consiste DanMachi: Infinite Combate? La maggior parte del gioco si svolge in forma di visual novel, con i dialoghi che andranno ad anticipare (e a seguire) le fasi “d’azione” vere e proprie. Non prima però di una fase di gestione da JRPG, con un menu dal quale potremo selezionare le varie azioni da compiere. Che si tratti di proseguire con la storia o di modificare l’equipaggiamento e potenziare le abilità.

La fase nominalmente più avvincente è però quella in cui scenderemo fisicamente nel dungeon, nei panni di Bell o Aiz. Lì si realizza la componente dungeon crawler del titolo, con tanti corridoi da percorrere, piani da superare e nemici da sconfiggere. Nemici che in diverse circostanze potranno (a tratti dovranno) essere evitati, visto che alcune quest presenteranno condizioni speciali, quali limiti di tempo. Ma andiamo con ordine.

SI VA ALL’AVVENTURA

E’ bene non farsi accerchiare, vista la limitatezza dei movimenti attuabili in combattimento. Due tipi di attacchi fisici, uno magico e la schivata

Difficile immaginare una visual novel basata su un’opera il cui mondo presenta fisicamente delle meccaniche da gioco di ruolo. E dove i combattimenti sono comunque centrali. DanMachi: Infinite Combate prova infatti a renderci partecipi delle avventure di Bell e Aiz tramite la componente dungeon crawler. Un’esperienza che tuttavia presenta numerosi paletti.

Di solito non ci sarà permesso di esplorare i dungeon liberamente. Avremo quasi sempre un incarico (come ottenere dei materiali o raccogliere oggetti dispersi) per cui dovremo superare uno o più piani, prima di far ritorno in città. Il fatto che diverse quest siano a tempo, per di più, non agevola neppure del sano grinding. Che tuttavia potremo praticare alla gilda, dove sarà possibile ripetere alcune missioni.

Con l’avanzare nella trama potremo contare su un numero smepre maggiore di supporti tra cui scegliere

Il resto “dell’impalcatura” si rivela fedele alla tradizione dei giochi di ruolo. Barra degli HP, degli MP, oggetti curativi e di potenziamento temporaneo da poter utilizzare in battaglia. Potremo settarne fino a un massimo di 4, prima di partire alla volta del dungeon. Ciò vale anche per i personaggi di supporto. Non compariranno fisicamente al nostro fianco, ma costituiranno comunque un valido aiuto.

Ognuno di loro presenterà una skill passiva e una attiva. Tra quelle passive figurano bonus all’attacco, all’attacco magico, al drop di pietre magiche e così via. Il tutto in maniera fedele alle caratteristiche del personaggio in questione. L’abilità attiva invece sarà un potente attacco ad area, che potremo utilizzare ogni qual volta si sarà ricaricata l’apposita barra. Per farlo, basterà sconfiggere nemici.

ECONOMIA E GESTIONE DEL PERSONAGGIO

L’aumento delle statistiche sarà, atipicamente, dipendente dalla progressione nella storia. Senza che possa essere influenzato da altri fattori (a eccezione di alcune skill acquistabili)

L’universo fantasy immaginato da Fujino Ōmori presenta diverse caratteristiche assimilabili ai videogiochi. Per esempio i mostri droppano pietre magiche (che vengono scambiate con la valuta corrente, i Valis) e vari materiali, con cui si possono realizzare (almeno nell’anime) gli equipaggiamenti. In DanMachi: Infinite Combate tali meccaniche vengono onorate quasi del tutto.

L’ammontare di Valis guadagnati sarà infatti proporzionale alla quantità di pietre magiche che riusciremo a ottenere, mentre i materiali dei mostri potranno essere utilizzati in due modi. Potremo decidere di venderli per fare ulteriore cassa, oppure utilizzarli per potenziare armi e armature. Tali equipaggiamenti sarà possibile acquistarli presso il negozio, e potremo utilizzarli, volendo, per sostituire quelli “storici” (cioè fedeli alla serie originale) di Bell e Aiz.

Le statistiche di Bell e Aiz potranno essere potenziate in due modi. Andando avanti nella storia, oppure acquistando potenziamenti

Abbattendo mostri non guadagneremo solo pietre magiche da scambiare con dei Valis e materiali, ma anche degli “skill points”. Essi potranno essere spesi per potenziare le statistiche del nostro personaggio. Da un semplice aumento di attacco o destrezza fino a una maggiore resistenza al veleno o alle scottature. Una volta conclusa la modalità storia, questo rimarrà l’unico modo per potenziare ulteriormente Bell e Aiz.

Una volta terminati i 10 capitoli di Bell e i 6 di Aiz, sbloccheremo infatti la modalità Extra. Il vero (e piuttosto ricco) end-game di DanMachi: Infinite Combate. Nel quale potremo, finalmente, selezionare liberamente il protagonista/personaggio da utilizzare. E dedicarci a ciò che ci verrà offerto. Ovvero dei nuovi e tostissimi dungeon da esplorare, nel quale accumulare, tra le altre cose, dei “date points”.

END-GAME E LIMITI STRUTTURALI

Gli scontri con i boss avverranno in delle piccole arene. Schivare e attaccare con il giusto tempismo sarà fondamentale

I date points potranno essere spesi nell’omonima sezione, date (=appuntamento). Bell e Aiz potranno infatti uscire con otto personaggi ciascuno, scelti sulla base dei legami presenti sulla trama principale dell’opera. Questa “modalità” costituisce l’apice della componente visual novel di DanMachi: Infinite Combate, visto che si tratta di sviluppi nuovi. Verosimili ma comunque non presenti nell’anime originale.

Un autentico appassionato sarà certamente motivato a scendere più volte nei nuovi dungeon, a “farmare” Valis, materiali e date points. Sia per massimizzare statistiche ed equipaggiamento di Little Rookie (soprannome di Bell) e della Principessa della Spada, sia, soprattutto, per esplorare gli intrecci narrati nei date event. Che al pari dello “stile” di progressione nella campagna principale, costituirà un incentivo importante a proseguire, e a ripetere anche gli stessi dungeon di alto livello.

Nei date events potremo finalmente godere di una caratteristica propria delle visual novel: scelte di dialogo

Ci sono però delle doverose precisazioni da fare. DanMachi: Infinite Combate è un titolo con svariati limiti. Graficamente risulta indietro di almeno un paio di generazioni. Giusto la modalità portatile di Switch potrebbe riuscire a non far sembrare il gioco visibilmente arretrato. Cosa che su Pc e console fisse risulta tragicamente evidente. La componente visual novel infatti non spicca certo per la cura, con scarse animazioni e in generale modelli di media qualità.

Ad eccezione tuttavia delle stupende illustrazioni dedicate ai momenti topici della trama. Il doppiaggio (realizzato con le voci originali dell’anime) costituisce invero una lancia da spezzare a difesa del titolo, che riesce comunque con successo a far immergere nella suggestiva atmosfera dell’opera. La componente action se la vede, in un certo qual senso, ancora più brutta. Graziosa l’idea di realizzare mostri e personaggi in stile “chibi”, ma lo stile minimale con cui i loro modelli e in generale gli ambienti sono realizzati finisce col restituire un quadro fin troppo desolante.

Il combat system non aiuta certo a migliorare la situazione, vista la rigidità dei movimenti e l’impossibilità di effettuare delle combo “serie”. Di fatto ci ritroveremo ad alternare schivate con pressioni forsennate dei tasti legati all’attacco leggero e a quello pesante. Positiva invece la situazione sul versante del framerate, che si mantiene stabile in ogni situazione. Buona quindi l’ottimizzazione, ma con un titolo così poco esigente in termini hardware e comunque arretrato tecnicamente, ci si sarebbe dovuti stupire (negativamente) del contrario.

COMMENTO FINALE

Da fan affezionato dell’opera originale, ho accolto con gioia la possibilità di scrivere una recensione su Is It Wrong to Try to Pick Up Girls in a Dungeon? Familia Myth Infinite Combate, da abbreviare (assolutamente) in DanMachi: Infinite Combate. Spinto nondimeno da una vivace curiosità circa il lavoro dello studio Mages, e di come avrebbe sfruttato il dinamico e avvincente mondo “videoludicheggiante” di Bell Cranel e Aiz Wallenstein. Coraggiosa la scelta di mettere in campo un ibrido tra visual novel, JRPG e dungeon crawler. Tuttavia il quadro che emerge non è dei migliori, ed è sintetizzabile nella frase “ottima l’idea, meno l’esecuzione”.

Un appassionato riuscirà indubbiamente a vivere un’esperienza complessivamente gradevole e appagante. Ma come tutti gli altri finirà col dover fare i conti con i limiti, strutturali e di concetto, del titolo in sé. Un titolo che dal punto di vista tecnico appare visibilmente concepito per una console portatile (quale la Switch). E che di fatto non riesce a eccellere né sul fronte visual novel né su quello JRPG/dungeon crawler. Forse sarebbe stato meglio focalizzarsi su un solo genere, al fine di restituire con un vigore ancora più accentuato la poesia e le emozioni insite nell’ascesa ad eroe “dell’Argonauta” Bell. Consigliato solo agli aficionados del franchise.

Pregi

Trama ripercorsa in maniera molto fedele nei confronti dell'anime, con un signor doppiaggio (realizzato con le voci originali) a supporto. Concept interessante, proposto con un ibrido tra visual novel, JRPG e dungeon crawler. Contenuti end-game ben realizzati e stimolanti da giocare.

Difetti

Comparto grafico e in generale tecnico arretrato: cosa che appare tragicamente evidente su Pc e PS4. Poche animazioni e dettagli sia sul fronte visual novel che su quello dungeon crawler, che fa sembrare il tutto quasi un titolo per mobile. Combattimento rigido e poco coinvolgente, con poche mosse elementari e tristemente basiche anche a livello visivo.

Voto

6,5