Cabinati brutalizzati, schermi a clessidra e tanta classe: l’epopea di Galaxian

Adriano Avecone ci racconta l'arcade Galaxian e quanto ruotava attorno a questo classico

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Per quanto sembri incredibile con gli occhi di oggi, i devastati cabinati prontoscheda presenti nei sordidi baretti degli anni ’80 consentivano di utilizzare alcuni fra i videogiochi più celebrati di quel decennio, vale a dire le schede arcade che oggi collezioniamo a cifre da capogiro.

Spesso questi giochi venivano brutalizzati da una fauna di personaggi improponibili, restando relegati per anni negli angoli più remoti di questi locali, vicino ai servizi igienici, in nicchie polverose o dietro i dispenser delle patatine (rigorosamente scadute).

Questi cabinati, spesso privi di qualsiasi manutenzione, offrivano un’interazione nel migliore dei casi pessima, vale a dire leve devastate e pulsanti vandalizzati da monetine e altri arnesi impropri, e venivano spesso vilipesi in ogni modo possibile, evidenziando fiancate devastate dagli urti, dai mozziconi e dagli “attacchi d’arte” eseguiti con chiavi e temperini. Il tutto era condito da raffinatezze come ad esempio buchi realizzati con mozziconi di sigaretta, schermi deformati “a clessidra” e incisioni di messaggi e pittogrammi dal profondissimo valore culturale.

In questo contesto si inseriva Galaxian, un classico della Namco uscito nel lontanissimo 1979 e ancora presente nelle sale più sperdute degli anni ‘80, ormai spodestato dai più recenti cabinati dalla grafica fantasmagorica. Galaxian è il capostipite di una lunga serie di sparatutto prodotti dalla Namco, fra cui il celeberrimo Galaga, entrato nell’immaginario collettivo anche grazie a una celebre scena del film “Wargames”, la pellicola in cui Ally Sheedy, il sogno di ogni teenager di genere maschile degli anni ‘80, si recava a casa del nerd Matthew Broderick per giocare alla guerra termonucleare (fuori dalle lenzuola, sia ben chiaro).

Galaxian è un gioco di grande importanza storica: oltre a essere una delle prime schede arcade a colori dotate di segnale RGB, offriva una delle variazioni di maggior spessore sul tema di Space Invaders. Gli alieni di Galaxian, invece di restare fissi nella propria formazione di attacco, potevano lanciarsi in pericolose sortite atte a devastare il “Galaxip”, ovvero l’astronave del giocatore.

Inoltre, a differenza di quanto avveniva in Space Invaders, Galaxian non offriva alcuna protezione dal fuoco nemico e vantava alieni dotati di personalità spiccate, un elemento innovativo per l’epoca. Il gioco era celebre anche per i criptici messaggi che ne descrivevano la trama: “We are the Galaxians / Mission: Destroy Aliens”, ovvero “Siamo i Galaxian. Missione: distruggere gli alieni”. In altre parole, “Terrestri, crepate”.

Dal punto di vista tecnico, Galaxian era uno dei primi giochi dotati di sprite animati in modo minuzioso, caratteri multicolore per il punteggio, scorrimento dello sfondo e una serie di curate icone che indicavano il numero delle navi rimaste e dei livelli completati, dettagli non comuni per l’epoca. Per fare un confronto, Space Invaders utilizzava uno schermo in bianco e nero su cui venivano apposte semplici gelatine colorate per fornire un minimo di colore. Gli elementi introdotti da Galaxian diventarono la base del comparto tecnico dei videogiochi arcade della prima metà degli anni ’80.
L’hardware del gioco era di tutto rispetto per l’epoca: CPU Z80 a 3,072 Mhz, sottosistema audio dotato di generatore di toni a circuiti discreti, risoluzione di 224 x 256 pixel (molto elevata per il 1979), aggiornamento video di 60,61 Hz e ben 16 colori su schermo. I livelli disponibili sono 255 e il gioco ricominciava daccapo una volta raggiunto l’ultimo quadro.

L’influenza di Galaxian nel mondo dei videogiochi e degli shooter è stata determinante. I progettisti del gioco non riuscivano a smettere di giocare durante la lavorazione, mentre nelle sale giapponesi era possibile incontrare persone che accumulavano torrette di monetine per allungare il turno di gioco, mandando su tutte le furie i poveretti in attesa.

Come per Space Invaders, il segreto di Galaxian risiede in una giocabilità intuitiva inserita in un contesto più articolato. In Giappone, così come fu per Space Invaders, Galaxian causò una crisi produttiva del settore monetario: il consumo incessante dei nichelini necessari per giocare al capolavoro Namco mandò in crisi le capacità produttive della Zecca dello Stato. Galaxian è un titolo da riscoprire anche mediante un emulatore o una conversione per rivivere una delle esperienze arcade più autentiche degli anni ’80.