Warhammer 40.000: Dawn of War III, Recensione Pc

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Un primo capitolo storico, diverse espansioni, un seguito ufficiale avvalorato da due corpose espansioni e per finire, dopo sei anni di attesa e un tracollo di THQ in mezzo, Warhammer 40.000: Dawn of War III  è arrivato, lo scorso 27 aprile su Steam sotto bandiera SEGA per la precisione, e da poco annunciato per Linux e Mac. Quando Dawn of War uscì, nel lontano 2004, non era una periodo particolarmente florido per il genere degli strategici in tempo reale (Rts in gergo).

Ma Relic Entertainment era riuscita, in un solo colpo, a mettere d’accordo tutti i reduci e i veterani di StarCraft e Command & Conquer. Un innovativo sistema di territori (perfezionato due anni dopo da Company of Heroes, degli stessi sviluppatori), l’atmosfera mitica, goticheggiante, decadente e a metà fra la fantascienza e lo steampunk, tipica di Warhammer 40.000 griffato Games Workshop hanno fatto il resto. E il resto, come si suol dire, è storia.

MORIRE PER L’IMPERATORE

Per chi non lo sapesse, Warhammer 40.000 è, prima di tutto, un’ambientazione fantascientifica che prende – a piene mani – dalle mitologie medievali, concepita da Games Workshop, colosso dei giochi da tavolo tridimensionali con miniature da dipingere a mano. Ambientato nel quarantunesimo millennio, l’universo del futuristico Warhammer è flagellato da una guerra sempiterna che vede opposte diverse e – egualmente potenti – fazioni/civiltà. Quella umana, immancabilmente, ne esce quasi come protagonista, grazie alla sua versatilità e alla facoltà di evolversi in direzioni differenti: prova ne è la sua capacità di attingere a poteri magici e psionici, oppure la scienza per evolvere geneticamente i suoi migliori guerrieri, arrivando a concepire e poi “partorire” i terrificanti Space Marine: esseri umani all’apparenza, ma talmente potenziati e modificati geneticamente da poter tenere testa, in pochi, a infinite legioni di mostruosità aliene o razze aliene.

Gli Space Marine sono, di fatto, la spina dorsale della potenza umana nella galassia e sono divisi in capitoli, come gli antichi ordini cavallereschi, con tanto di blasone e motto di guerra. Il capitolo che guidiamo dal lontano 2004 e che ci accompagna in ogni Dawn of War è quello, relativamente giovane, dei Corvi Sanguinari (o Blood Ravens), guidati dal Maestro Capitolare Gabriel Angelos, che vive per servire e difendere l’Impero dell’Uomo, insieme ai suoi commilitoni e fratelli, fino anche all’estremo sacrificio, se fosse necessario.

IL GUERRIERO CHE AGISCE PER L’ONORE NON FALLISCE

Lungi da noi rovinarvi il piacere di scoprire la bella trama ordina da Relic Entertainment, qui basti sapere che le tre fazioni: Space Marine, Eldar e Orchi, tornano a darsi battaglia senza quartiere perché su un pianeta è stato trovato un potente artefatto che potrebbe essere il famigerato peso che sposta l’ago della bilancia in maniera netta e a favore della fazione che ne prende il controllo. Altro indizio che potrebbe far piacere a chi – come chi vi scrive – apprezza il concetto di “continuity narrativa”, è il ritorno di personaggi non poco carismatici come Gabriel Angelos degli umani e la Veggente Macha degli Eldar. Anche gli Orchi hanno il suo “campione” che ritorna: il Kapoguerra Gorgutz già visto in Winter Assault, Dark Crusade e Soulstorm, le espansioni del primo Dawn of War.

Tecnicamente parlando, Dawn of War III si difende piuttosto bene, mettendo sul piatto dell’offerta un buon livello di dettaglio e la solita profusione di effetti speciali, esplosioni, effetti particellari che avvicinano di molto, la qualità complessiva, a quella notoriamente superiore degli sparatutto. La fisica dei colpi e i comportamenti verisimili di corpi, strutture ed oggetti aumenta di molto il realismo e il coinvolgimento. L’unica tegola è che, per muovere tanta magnificenza al massimo dettaglio, occorra un hardware abbastanza solido e recente. I compromessi per scendere di livello grafico per mantenere certi standard ci sono, ma confidiamo che con maggiore ottimizzazione del motore grafico proprietario si possa garantire più fluidità e stabilità alle partite.

LA FEDE COME UNO SCUDO

Mouse alla mano, Dawn of War III ricalca fedelmente quanto di buono visto nei due precedenti Dawn of War, con un occhio di riguardo al primo senza per questo trascurare il pur buono e divertente Dawn of War II che sembrava aver gettato la saga nell’oblio, data la deriva hack’n’slash non particolarmente apprezzata. Sul fronte della campagna del giocatore singolo ci attendono ore ed ore di stragi nel nome dell’Imperatore, senza dimenticare Orchi ed Eldar.
Nulla di rilevante da segnalare, se non la presenza delle colossali macchine devastatrici che in Warhammer 40.000 chiamano Imperial Knights (Cavalieri Imperiali) e corrispettivi Eldar (Wraithknights) e Orchi (Morkanauts), potenti marchingegni semoventi alte quaranta piedi, virtualmente indistruttibili da armi convenzionali. Sul fronte multigiocatore ci sembra di farci strada fra menu che abbiamo visto in passato, anche recente, come se l’impostazione di Total War: Arena avesse talmente convinto, che anche Relic Entertainment avesse pensato bene di mutuare il buon impianto di pulsanti e opzioni. Il risultato è quello di un’interfaccia, tutto sommato, chiara ed intuitiva, facile da padroneggiare e che rende veloci le organizzazioni delle partite. Queste oppongono fino a sei giocatori (3v3), passando per il 2v2 e duelli in singolar tenzone.

Le partite, in solitaria o multigiocatore, procedono con visuale dall’alto, nemmeno troppo distante. Il giocatore deve controllare soldati singoli, squadre di militari o mezzi corazzati tramite il mouse, mentre la tastiera aiuta ad attivare poteri o abilità speciali di ciascuno. Per schierare molte truppe o mezzi più potenti, bisogna fare i conti con punteggi di requisizione ed energia.
La prima risorsa è, più o meno, moneta sonante, mentre la seconda è una materia prima. Entrambe devono essere raccolte tramite gli immancabili punti strategici che costellano la mappa di gioco: il controllo dei punti e la loro difesa diventa cruciale, ma ben presto la “coperta corta” data dai limiti di schieramento ci costringe a decidere se puntare tutto sulla difensiva oppure scendere a compromessi e muovere degli attacchi. Il tutto, ovviamente, viene suggerito anche dalla natura della missione.

COMMENTO FINALE

Warhammer 40.000: Dawn of War III è uno strategico di tempo reale ambientato nell’universo concepito da Games Workshop e adattato alle esigenze di mouse e tastiera. Pone il giocatore al comando di fazioni quali Space Marine, Orchi ed Eldar, con altre fazioni giocabili in arrivo a pagamento sotto forma di Dlc che espandono l’esperienza di gioco e rendono le partite più varie.

Graficamente di grande impatto e ludicamente fedele agli stilemi dettati dai suoi predecessori, senza osare portare in dote qualcosa di realmente nuovo con sé, attestandosi come degno terzo capitolo ma senza spiccare per doti particolari. La solita minestra, quindi, ma con più spezie per condire il tutto.

Non è certo il miglior strategico in tempo reale a memoria di videogiocatore, ma Dawn of War III fa benone tutto quello che fa, senza infamia né lode, riportando sui nostri schermi tutta la spettacolarità, la drammaticità, il misticismo e il gotico dell’universo narrativo – oggettivamente – più grande mai realizzato a memoria d’uomo. Se foste fan di Warhammer 40.000, dunque, non dovreste lasciarvelo scappare.

Pregi

Visivamente spettacolare. Recitazione eccezionale. Effetti speciali e fisica convincenti. Buon compromesso tra il primo Dawn of War e il secondo.

Difetti

Necessita migliore ottimizzazione del motore grafico. Non perfettamente bilanciato.

Voto

8,5