The Witcher 3, traguardo di un’epopea lungi dallo scomparire

Quinta candelina spenta da parte del capolavoro targato CD Projekt RED che ha dato lustro alla saga come nessuna altra opera aveva fatto prima

-

Cinque anni sono trascorsi dall’uscita di The Witcher 3: Wild Hunt. Una data, 19 maggio 2015, che nessuno avrebbe potuto definire con anticipo “periodizzante”, per usare un termine caro ai miei colleghi storici. Il terzo capitolo sviluppato e prodotto da CD Projekt Red ha infatti fissato un nuovo standard qualitativo nell’ambito dei giochi di ruolo open-world. Soprattutto per scrittura e atmosfera, che lo rendono ancora oggi un titolo imperdibile per gli amanti del genere.

Un titolo a cui noi stessi non ci siamo potuti esimere dal conferire 10 a dispetto dei difetti presenti, per quanto rarefatti, all’interno di un’esperienza davvero in grado di segnare il giocatore. 

Quante polemiche e quanti tafferugli ruotano ancora attorno alla questione dei voti e sulla presunta ricerca di un criterio di oggettività nella valutazione. Esiste forse il videogioco perfetto? No, se non negli occhi di chi guarda – e lo gioca -. La perfezione non esiste, al pari dell’oggettività. Ciò non toglie che sia comunque possibile avvicinarvisi, accettando come, a eccezione di grosse imperfezioni a livello tecnico, una qualunque opera (videoludica e non) si presti irrimediabilmente a essere giudicata da parte di un essere umano. Con il suo bagaglio di esperienze e competenze, con le sue fragilità e i suoi punti di forza.

Nel mio caso l’onore e l’onere di vivere l’esperienza di The Witcher 3 si è manifestato a 2018 inoltrato. Quando ormai il titolo era già disponibile nella sua versione GOTY, con i due acclamati dlc Hearts of Stone e Blood & Wine compresi nel pacchetto. Ma anche quando ebbi modo di mettere le mani su un Pc capace di riprodurre con dignità il capolavoro di CD Projekt Red. Chi gioca su computer conosce bene il sottile limbo tra la necessità di prestazioni e una resa grafica quanto migliore possibile. Ma non per un mero esercizio di potenza hardware nei confronti di possessori di console, bensì per una valida fruizione dell’opera videoludica in sé. Molti attuali aficionados hanno iniziato a coltivare l’amore per il franchise proprio grazie a The Witcher 3, e personalmente non sono stato da meno. 313 ore giocate e tre partite portate a termine – una delle quali a difficoltà Marcia della Morte, per il platino – complete di missione secondarie e dlc.

Una sola volta non era e non poteva essere abbastanza. Così come l’ascolto, protratto fino alla nausea – mai sopraggiunta – di una delle “hit” del titolo, The Wolven Storm. Una canzone che si ha modo di ascoltare direttamente durante l’avventura del protagonista Geralt di Rivia, e che tratta il suo tormentato amore – così come la sua storia – per la maga Yennefer di Vergenberg.

La ricerca di Ciri, filo conduttore della trama del terzo capitolo, ma anche tanto altro riguardante l’universo dello strigo. Un’avventura che ho voluto vivere appunto tre volte, con tre localizzazioni diverse. La prima con il doppiaggio inglese tradizionale con annessi sottotitoli in italiano. La seconda in polacco, per onorare le origini dello studio sviluppatore, ma anche e soprattutto dello scrittore, Andrzej Sapkowski, senza il quale oggi non saremmo qui a parlare di tutto questo. E la terza in giapponese, per accontentare la mia anima otaku, ma che indipendentemente da ciò non ha potuto resistere dall’elogiare l’ottimo lavoro svolto da CD Projekt Red anche nella localizzazione in tale lingua.

Cinque candeline spente da parte di The Witcher 3. Cinque anni. Come quelli che separano la nascita ufficiale dello strigo con il racconto Wiedźmin – con cui Sapkowski partecipò nel 1985 a un concorso letterario indetto da una rivista polacca – dalla pubblicazione ufficiale dell’omonima antologia, avvenuta nel 1990. Cinque anni in cui racconto dopo racconto, tra le pagine di quelle rivista, il papà di Geralt riuscì a porre le basi di un universo che ancora oggi ci emoziona, e che ci ha insegnato a riporre fiducia nel lavoro ultradecennale di CD Projekt Red. Ora impegnata con Cyberpunk 2077 – atteso per settembre -, ma con speranze miste a rumor che parlano di un nuovo capitolo della saga in sviluppo con protagonista Ciri, la “bambina sorpresa” di Geralt.

Sulla veridicità o meno di ciò, ai posteri l’ardua sentenza. A The Witcher 3 invece, buon compleanno e cento di questi giorni. Alla prossima run.