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Yonder: The Cloud Catcher Chronicles, Recensione Pc

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Una delle caratteristiche più belle nel mondo dei videogiochi è quella di tuffarsi in mondi fantastici, in grado di regalare momenti di distrazione nonché una sana esperienza al di là della qualità finale del prodotto.

Yonder: The Cloud Catcher Chronicles, titolo indie firmato dal microstudio indie australiano Prideful Sloth, ci porta nel vastissimo mondo di Gemea, una isola colorata, ricca di tante cose da fare.

Il primo gioco firmato da questa piccola software house è un’avventura sandbox a metà tra Zelda (la parte iniziale ricorda molto da vicino le dinamiche di alcuni titoli della serie) e Minecraft per le cose da fare.

Uscito lo scorso 18 luglio su Steam e PS4, Yonder prova a conquistare i giocatori con la sua semplicità. Sarà in grado di riuscirci? Noi vi raccontiamo la nostra esperienza.

UN NAUFRAGIO CI PORTA IN MONDO COLORATISSIMO

Il gioco inizia su una graziosa imbarcazione a vela (una sorta di galeone in stile Playmobil per intenderci) che però affonda dopo essere stata colpita da un nubifragio. Il nostro eroe (o eroina, si potrà scegliere all’inizio) si ritrova su Gemea, una terra lussureggiante molto vasta al punto da comprendere spiagge tropicale e cime innevate.

Un posto da sogno con gente davvero gentile che però è in pericolo. Una forza oscura e misteriosa, il miasma, minaccia la vita quotidiana in questa terra da sogno. Inizieremo così il nostro viaggio a Gemea con tantissime cose da fare, costruire ed inventare ma anche molta gente da aiutare per ricostruire un mondo che seppur bello è stato comunque colpito pesantemente.

GAMEPLAY ALL’INSEGNA DEL VIAGGIO E DELLA NON VIOLENZA

In Yonder: The Cloud Catcher Chronicles ci sono tantissime cose da fare. Il punto forte del gameplay è la quantità di quest, tutte volte sostanzialmente a raccogliere questo o quell’elemento per riparare o costruire di tutto. Da utensili a vere e proprie costruzioni. Si potrà addirittura ampliare delle fattorie ed allevare gli animali ma si dovranno sudare le fatidiche sette camicie.

Si cucineranno piatti sempre più elaborati e si pescherà. Si collezioneranno ricette e progetti per realizzare ingredienti e strutture di ogni genere, il tutto per migliorare la vita dei gentili abitanti di Gemea ma anche per soddisfare le richieste di enormi totem sparsi per le varie location.

Tutto all’insegna della non violenza. Non ci sono combattimenti nel nostro viaggio alla ricerca degli spiriti che sono le uniche creature in grado di poter aiutare questa terra tanto bella quanto colpita.

Il nostro pellegrinare sarà molto lungo ma per fortuna la scoperta di numerosi paesaggi sempre vari e belli anche può essere considerato un ottimo carburante per andare avanti. Potrebbe non servire del tutto, come vedremo più avanti, ma vedere certi scorci può dare emozioni. Troviamo diversi tipi di ambientazioni che offrono varietà con tantissimi posti e luoghi da scoprire. A Gemea troveremo una decina di biomi diversi, infatti da fare sembrare questo territorio più un continente che un’isola.

Ed il tempo per le nostre missioni lo gestiremo noi. Potremo andare liberamente ovunque (a patto, magari, di avere anche le risorse per sbloccare un ponte da riparare o altro), scambiare e costruire oggetti sempre più interessanti (e qui la similitudine con Minecraft ed anche col più recente Dragon Quest Builders) per risolvere rompicapi e così via. In Yonder, i giocatori potranno diventare esperti di antichi mestieri: falegnami, cuochi o addirittura sarti e queste abilità aiuteranno il nostro personaggio ad andare avanti in questa avventura che può durare dalle 10-11 ore (se si tira dritto fino in fondo senza fermarsi) a tempi infinitamente più lunghi se si non si ha fretta. Esistono anche missioni procedurali che allungano ulteriormente la longevità. Ci sono anche missioni speciali per entrare nelle gilde e quindi ci si può specializzare in questo o in quel ramo o in tutti. Le missioni sono tantissime ma generalmente si andrà avanti ed indietro per raccogliere, scambiare, materiali e poco altro rischiando di rendere ripetitivo il tutto.

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La spinta, come accennato, può essere quella di scoprire nuove location, ma non tutti sono avvezzi a questo. Inoltre è interessante far notare come l’unica forma di commercio sia il baratto. Sarà utile quindi, tenere nel proprio inventario (zaino, tanto per cambiare), ogni risorsa raccolta, soprattutto le più rare, da scambiare con i mercanti sparsi per il mondo di gioco. Questo però può essere un problema: non si potranno vendere gli oggetti realizzati (craftati) e raccogliere quello che serve davvero per sbloccare determinati passaggi può essere problematico e può costringere il giocatore a fare avanti ed indietro in lunghe ricerche.

In sostanza, girovagare per il colorato mondo di Gemea può essere presa come una simpatica passeggiata lontani dallo stress grazie ad un gameplay compassato, votato più alla contemplazione, alla scoperta ed alla riscoperta di vecchi mestieri artigiani e dei rapporti di buon vicinato col prossimo. Una sorta di “vacanza” dove ci si dedicherà più alla agricoltura raccogliendo frutti o piantando semi o ancora alla pesca che ad altro. Il gameplay si può racchiudere qui ed è gestito da una buonissima interfaccia molto intuitiva. Altro dato positivo è il fatto che Yonder: The Cloud Catcher Chronicles sia tradotto piuttosto bene in italiano anche se ogni tanto si evince qualche errore. Nulla di grave per fortuna.

UNA GRAFICA DELIZIOSA MA CON QUALCHE DETTAGLIO OSCURO, UN’OTTIMA COLONNA SONORA

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Siamo al lato tecnico di Yonder: The Cloud Catcher Chronicles e qui il discorso va approfondito senza, tuttavia incorrere in tecnicismi inutili. L’antico Unity è l’engine che muove e gestisce Gemea, il mondo di gioco. Questo offre scorci deliziosi. Gli sviluppatori hanno davvero fatto un ottimo lavoro sfruttando molto bene le peculiarità di questo motore.

L’aspetto generale è incantevole. I paesaggi sono davvero molto belli ed immergono il giocatore a Gemea nel migliore dei modi. C’è tantissima varietà nell’aspetto grafico con tante ambientazioni diverse. Graziosissime le architetture delle strutture, molto tondeggianti, ma degni di nota sono anche il clima dinamico ed il ciclo giorno-notte.

Nel gioco la luce del sole si alternerà con il buio delle nubi e dei vari effetti climatici. Improvvisi acquazzoni con folate di vento, sono una delle tante chicche che il gioco propone assieme ad un’alternanza di sfumature molto belle che vengono regalate dal susseguirsi di albe e tramonti. Anche il cielo notturno è uno spettacolo mentre si noterà che al nostro passaggio, i ciuffi d’erba si muoveranno. Le folate di vento faranno smuovere le foglie quando ci troveremo in prossimità degli alberi.

Generalmente ci troviamo di fronte a paesaggi da cartolina. Sia che si tratti di zone rupestri o selvagge sia che si tratti dei numerosi villaggi di Gemea. Non ci è piaciuta, invece, la caratterizzazione dei personaggi. Davvero troppo scarna. Sarà stata una scelta stilistica, per carità, ma non ci ha convinto per niente. Alcuni modelli poligonali degli animali selvaggi, inoltre, ci sono sembrati troppo spigolosi nonostante la loro “rotondità concettuale”. In sostanza gli animali hanno forme tondeggianti e generalmente mai aggressive, concettualmente fatte con linee morbide ma la resa in gioco è completamente diversa con tanti spigoli vivi.

Inoltre, ogni tanto, la telecamera non aiuta facendo traballare la visuale comoda visuale in terza persona. Ci sono anche alcuni effetti pop-up (in sostanza vedremo aggiungere dettagli al paesaggio in modo improvviso ed innaturale). Nulla comunque di grave, per carità, ma è giusto segnalarlo.

In sostanza, se da lontano ci incanta con paesaggi cartooneschi e fiabeschi, da vicino ci fa un po’ riflettere anche per mancanza di dettagli su texture ed altro.

Ottime, invece sia le musiche strumentali che danno un tono “epico” al nostro cammino che gli effetti sonori. Quest’ultimi sono dinamici e cambieranno di intensità a seconda della nostra posizione e distanza dalla fonte.

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COMMENTO FINALE

Yonder: The Cloud Catcher Chronicles è molto carino. E’ un action adventure ambientato in un mondo fantastico dove il clima di buon vicinato e l’assenza di violenza accolgono i giocatori in un viaggio che può divertire molto.

A patto che non si sia amanti degli hack and slash o degli splatter. Se lo siete cercate altro. Il lavoro di Prideful Sloth è probabilmente rivolto ai più piccoli e ci sentiamo di consigliare questo gioco proprio a loro o a chi ami i ritmi lenti, il gusto della scoperta e che si divertano a raccogliere, barattare, e realizzare oggetti sempre più grandi e complessi o a pescare o a gestire fattorie.

Passa quasi in secondo piano il lato tecnico che pur essendo di buon impatto ha comunque delle ombre. I paesaggi offrono diversi scorci deliziosi, ci sono tante chicche come una buona resa degli effetti ambientali ma appena si va al dettaglio, le spigolosità e la mancanza (strana) di dettagli nelle espressioni dei personaggi o nelle forme degli animali, ci lascia un po’ perplessi.

Il gameplay è piuttosto immediato, semplice ed offre anche una discreta varietà con tante cose da fare che però può tradursi in noia per i giocatori più smaliziati che magari cercano altro.

Abbiamo apprezzato Yonder: The Cloud Catcher Chronicles per la sua filosofia e non nascondiamo che ci ha regalato attimi di spensieratezza. Forse, però, avrebbe giovato qualche missione di combattimento magari non violento (non per forza bisogna eliminare i nemici) per ravvivare l’azione. La ricerca degli spiriti per salvare Gemea può essere rilassante, a tratti divertente, ma può anche risultare vuota e priva di una vera e propria sfida. Tuttavia, questo titolo, sa regalare – se visto nella giusta ottica (è pur sempre una produzione indie con limiti di budget) – ore di spensieratezza ed evasione da ritmi certamente più frenetici di altri titoli similari.

 

Pregi

Gemea offre scorci incantevoli per un vasto mondo da esplorare. Buon utilizzo dell’Unity. Tante cose da fare. Gameplay immediato. Regala ore di spensieratezza non violenta.

Difetti

Design dei personaggi poco dettagliato. Manca il quid all’azione. Dopo qualche ora cose da fare si somiglieranno.

Voto

7,5

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